L’analisi del Centro studi dell’associazione: effetti negativi sul 10% dell’economia italiana. Il Covid 19 è una minaccia per 64 miliardi del settore alberghiero e ristorazione, 53 miliardi del trasporto, più di 8 miliardi del comparto noleggio e leasing, 2 miliardi riferibili alle agenzie di viaggio e ai tour operator, quasi 11 miliardi riconducibili a musei, cinema e teatri, oltre 7 miliardi del settore sport e tempo libero. Il presidente Ferrara: «Le misure del governo sono pannicelli caldi, una emergenza sanitaria è diventata una catastrofe economica»
Gli effetti del Coronavirus possono creare danni su 150 miliardi di euro di prodotto interno lordo ovvero quasi il 10% dell’economia italiana: si tratta di 64 miliardi del settore alberghiero e ristorazione, 53 miliardi del trasporto, oltre 8 miliardi del comparto noleggio e leasing, 2 miliardi riferibili alle agenzie di viaggio e ai tour operator, quasi 11 miliardi riconducibili a musei, cinema e teatri, oltre 7 miliardi del settore sport e tempo libero. Questa la fotografia scattata dal Centro studi di Unimpresa sui settori che stanno subendo e subiranno i maggiori danni a causa dell’emergenza legata al virus Covid 19, dal turismo ai trasporti, dagli spettacoli allo sport. Le ricadute sono in alcuni casi dirette e in altri si tratta di ricadute “a cascata”. «Le misure che il governo ha varato sono pannicelli caldi, non bastano a rimettere in piedi l’economia italiana. Il bilancio delle prossime stagioni, primavera ed estate, potrebbe tradursi in un bagno di sangue sia per gli operatori turistici sia per le imprese degli altri comparti. Nel giro di pochi giorni, a causa di clamorosi errori sul piano della comunicazione, una emergenza sanitaria si è trasformata in una catastrofe economica. La risposta è insoddisfacente: ci aspettiamo ulteriori interventi, altrimenti l’Italia tornerà in recessione» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo lo studio dell’associazione, che ha elaborato i dati Istat integrandoli con alcune stime, il Coronavirus può avere ricadute – dirette o indirette – su 146,1 miliardi (dati riferiti al 2019) che corrispondo al 9,12% del pil italiano. Nel dettaglio, si tratta di 64 miliardi del settore alberghiero e della ristorazione, di 53 miliardi delle imprese di trasporto, di 8,1 miliardi dell’area noleggio e leasing, di 2 miliardi “fatturati” da agenzie di viaggio e tour operator, di 10,8 miliardi dello spettacolo (musei, cinema e teatri), di 7,6 miliardi del comparto sport e tempo libero. In particolare, il settore dei trasporti comprende 47,2 miliardi di autobus e vetture, 3,9 miliardi di navi e traghetti, 2,1 miliardi delle compagnie aeree. Il recinto economico a rischio “Coronavirus” è un mix di settori di attività che, in totale, sono costantemente cresciuti negli ultimi anni: nel 2019, il totale si è attestato a 146,1 miliardi (9,12% del pil), nel 2015 era a quota 128,6 miliardi (8,65% del pil), nel 2016 a 135,2 miliardi (8,88% del pil), nel 2017 a 140,4 miliardi (9,01% del pil), nel 2018 a 143,5 miliardi (9,06% del pil). Dal 2015 al 2019, il “fatturato” delle imprese del turismo, dei trasporti e dello spettacolo è cresciuto di 17,5 miliardi.
«I dati dimostrano che il pil italiano, negli ultimi 5 anni, si è retto ed è cresciuto, anche se a un ritmo lieve, proprio grazie all’andamento più che positivo dell’industria del turismo e dei settori collegati: per questo, il livello di attenzione deve essere estremamente alto. Il rischio è quello di far sprofondare l’economia italiana nel baratro e in tempi rapidissimi: è un rischio che non dobbiamo correre» aggiunge il presidente di Unimpresa.
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