Riunione del Comitato di presidenza dell’associazione. Approvato il documento “SOS di Unimpresa per salvare le micro, piccole e medie imprese” che sarà inviato al prossimo governo. Il segretario generale: “Il passo dal caos è breve, se non si sceglierà tempestivamente un nuovo modello di sviluppo compatibile”
Nell’ intervento conclusivo al Comitato di Presidenza di Unimpresa, che ha approfondito e approvato il documento “SOS di Unimpresa per salvare le micro, piccole e medie imprese”, un insieme organico di misure urgenti che l’organizzazione nazionale sottoporrà al nuovo governo, al parlamento e ai partiti politici, affinché possano essere varate, al più presto, con un provvedimento legislativo urgente, il segretario generale Raffaele Lauro, ha analizzato, in chiave storica, la crisi irreversibile del modello capitalistico occidentale e dell’economia di mercato, crisi che minaccia direttamente la sopravvivenza delle PMI e, sul piano sociale e politico, la classe media, la libertà di impresa e la democrazia rappresentativa. “Sono trascorsi quasi cento anni dalla pubblicazione, nel 1923, in due volumi, del profetico saggio di Oswald Spengler sul tramonto dell’Occidente, la cui cultura della inesausta trasformazione della realtà naturale, del denaro, del profitto e della parossistica comunicazione (allora stampa, oggi digitale), lo avrebbe condotto dalla decadenza, nel XIX secolo, alla sua definitiva estinzione nel terzo millennio. Purtroppo – ha esordito Raffaele Lauro, segretario generale di Unimpresa – la pandemia in atto ha accelerato il processo, già in atto, di esaurimento del modello capitalistico collegato alle società democratiche, alle istituzioni rappresentative e costituzionali, alle libertà individuali e all’espansione della classe media. La pandemia ha stravolto la cosiddetta società del welfare e del falso benessere, realizzato a spese dell’equilibrio uomo-natura e dell’utilizzo ponderato delle risorse naturali. Si tratta di una crisi epocale, questa indotta dal Covid-19, nell’ignavia totale e nell’ignoranza delle classi dirigenti e dei governi nazionali, che sta arricchendo sempre più i pochi e riducendo in povertà i molti. Il passo dal caos è breve, se non si sceglierà tempestivamente un nuovo modello di sviluppo compatibile”.
Dopo aver esaminato i principali vulnus del modello capitalistico occidentale, individuati in una globalizzazione, senza contrappesi, e nella finanziarizzazione incontrollata dell’ economia di mercato, completamente scollegata da quella reale e dalla catena del valore, Lauro ha portato, come esempio, gli effetti devastanti della crisi finanziaria del 2007/2008, che aveva provocato l’espulsione di milioni di lavoratori dai cicli produttivi, abbandonandoli a se stessi o resi inutili in una logica di sussistenza pubblica. Nonché ha enumerato i tentativi falliti per una ripresa dell’economia reale, con una crescente fragilità dei regimi democratici. “Su questa precarietà permanente – ha precisato Lauro – si è innestato l’acceleratore della crisi definitiva del vecchio sistema, la pandemia 2020/202, anche per le responsabilità, le incapacità e le improvvisazioni dei governi occidentali. A questi limiti, si sono sommate altre cause destabilizzanti: il dominio digitale, senza regole; il rapporto diretto tra produttori e consumatori, con esclusione del mondo del lavoro; la forza incontrollata delle potenze del web, nonché delle multinazionali farmaceutiche; la paralisi decisionale per la debolezza delle democrazie rappresentative, ormai in agonia; la mortificazione dei diritti fondamentali della persona, a fronte di una migliore tenuta dei regimi totalitari e illiberali, anche se a prezzo della libertà”. Lauro, poi, ha denunciato due minacce incombenti “la prima, la distruzione del tessuto produttivo delle PMI e la conseguente irrilevanza della classe media, preludio della fine libertà di impresa e delle istituzioni rappresentative (e costituzionali). La seconda, l’illusoria affermazione di un neocapitalismo di Stato, con il superamento definitivo del pensiero liberal-democraico e la rivincita storica del marxismo-leninismo, che puntava alla distruzione della classe media, definita sprezzantemente borghesia, come ostacolo, da distruggere, alla rivoluzione proletaria”. Il segretario generale di Unimpresa ha concluso il suo intervento con un inquietante interrogativo: “Riuscirà l’Occidente, nel suo insieme, a smentire la previsione spengleriana, superando la catastrofe epidemica con l’adozione tempestiva, a 360 gradi, di un nuovo modello di sviluppo sostenibile, che eviti la sua definitiva disintegrazione e la morte della democrazia, senza aggettivi?”.
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