Analisi del Centro studi dell’associazione: la pandemia ha fermato consumi e investimenti facendo crescere di 133 miliardi complessivi i risparmi delle famiglie e le riserve delle aziende. Sui conti correnti 1.348 miliardi, con un saldo positivo di 166 miliardi su base annua. il presidente Ferrara: «Dal decreto sostegno del governo Draghi ci aspettiamo un pacchetto di misure finalmente in grado di dare spinta alla ripresa, assicurando stabilità e tracciando una traiettoria di fiducia per l’intero Paese»
Consumi al palo e zero investimenti, nel 2020, a causa della pandemia: con 66 miliardi aggiuntivi accumulati dalle famiglie e 74 miliardi nelle casse delle aziende, la massa di risparmi degli italiani corre verso quota 2.000 miliardi di euro. L’anno scorso, in piena emergenza Covid, le riserve degli italiani sono aumentate di oltre 133 miliardi (+7%), dai 1.823 miliardi di dicembre 2019 ai 1.956 miliardi di dicembre 2020. È cresciuta, in particolare, la liquidità sui conti correnti, con il saldo totale arrivato a 1.348 miliardi, in aumento di oltre 166 miliardi (+14%) in 12 mesi. Sono le aziende, che hanno sostanzialmente fermato gli investimenti, ad aver accumulato le maggiori risorse: i loro salvadanai sono saliti di quasi 74 miliardi (+24%), arrivando a quasi 385 miliardi; mentre quelli delle famiglie sono cresciuti di 66 miliardi (+6%), arrivando a 1.109 miliardi e quelli delle imprese familiari hanno registrato un saldo positivo di 11 miliardi (+18%), fino a 75 miliardi. Questi i dati principali di un’analisi del Centro studi di Unimpresa sulle riserve delle famiglie e delle aziende italiane, secondo la quale sui depositi vincolati ci sono 9 miliardi in meno (-4,25%), mentre i pronti contro termine sono calati di oltre 31 miliardi (-26%) a quota 87 miliardi: due segnali che mostrano come famiglie e aziende preferiscono avere risorse finanziarie sempre disponibili, abbandonando forme di risparmio meno liquido. «Un anno di pandemia e di lockdown a singhiozzo ha fermato sia i consumi sia gli investimenti: una situazione per certi versi inevitabile, che, però, ha piegato la nostra economia e che fotografa un quadro purtroppo drammatico. Dal decreto sostegno che il governo guidato da Mario Draghi si appresta a varare ci aspettiamo un pacchetto di misure finalmente in grado di dare spinta alla ripresa, assicurando stabilità e tracciando una traiettoria di fiducia per l’intero Paese» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo l’analisi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca d’Italia, da dicembre 2019 a dicembre 2020 il totale delle riserve delle famiglie e delle aziende italiane è passato da 1.823,1 miliardi a 1.956,1 miliardi, in aumento di 133,1 miliardi (+7,30%) su base annua. Nel dettaglio, sono cresciuti di 66,1 miliardi (+6,33%) da 1.043,6 miliardi a 1.109,6 miliardi i risparmi delle famiglie, mentre quelli delle aziende sono saliti di 73,9 miliardi (+23,80%), da 310,6 a 384,5 miliardi, i deposti delle aziende e quelli delle imprese familiari sono aumentati di 11,7 miliardi (+18,27%), da 64,1 a 75,8 miliardi. Su di 3,1 miliardi (+10,67%) i salvadanai delle onlus, saliti dai 29,7 miliardi di fine 2019 ai 32,8 miliardi di dicembre 2020, mentre sono aumentati di 1,7 miliardi (+8,58%) i depositi degli enti di previdenza (da 20,1 miliardi a 21,8 miliardi), di 1,2 miliardi (+12,07%) quelli delle assicurazioni (da 10,6 miliardi a 11,9 miliardi) e di 461 milioni (+6,52%) quelli dei fondi pensione (da 7,1 miliardi a 7,5 miliardi).
Quanto all’analisi per strumento, la crescita delle riserve si deve per la quasi totalità ai 166,3 miliardi aggiuntivi (+14,07%) lasciati sui conti correnti, passati dai 1.182,3 miliardi di dicembre 2019 ai 1.348,7 miliardi di fine 2020. L’altro strumento col saldo attivi è quello dei depositi rimborsabili, saliti di 7,5 miliardi (+2,47%) da 305,7 miliardi a 313,2 miliardi. In calo, invece, i depositi vincolati, scesi di 9,1 miliardi (-4,25%) da 216,1 miliardi a 206,9 miliardi: nel dettaglio, quelli con scadenza fino a 2 anni sono diminuiti di 1,4 miliardi (-3,20%) passati da 46,7 miliardi a 45,2 miliardi, mentre quelli con scadenza oltre due anni sono calati di 7,6 miliardi (-4,54%) da 169,3 miliardi a 161,6 miliardi. In fortissima contrazione, l’esposizione verso i pronti contro termine, scesa complessivamente di 31,5 miliardi (-26,5%) da 118,8 miliardi a 87,2 miliardi.
«I comportamenti delle famiglie e delle imprese, fotografabili dall’analisi per strumento, mettono in evidenza un atteggiamento orientato soprattutto alla massima prudenza. Se i cittadini non spendono, le aziende rispondono congelando qualsiasi investimento di breve e medio periodo. Non solo: le scelte fatte dalle aziende e dalle famiglie portano alla luce, inoltre, la volontà di accumulare denaro con forme di deposito particolarmente liquido e, contestualmente, evidenziano la sensibile riduzione dei servizi bancari con vincoli di durata (i depositi fino a 2 anni o oltre) o comunque non immediatamente disponibili (i pronti contro termine)» osservano gli analisti del Centro studi di Unimpresa.
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