Nuova beffa in vista per la misura decontribuzione Sud: lo sconto sui contributi previdenziali introdotto l’anno scorso e destinato alle imprese del Mezzogiorno corre il rischio, infatti, di essere negato alle aziende che assumono personale con contratti “interinali” da agenzie del lavoro che hanno sede nel Nord. Secondo quanto segnala Unimpresa, la circolare Inps numero 33 dello scorso 22 febbraio, diramata proprio per sbloccare, dopo l’impasse dell’Unione europea, l’agevolazione relativa ai contributi previdenziali pagati dalle aziende del Sud, contiene (al punto 2.2) una «svista».
Secondo quanto scritto dall’Inps, spiega Unimpresa, i datori di lavoro che operano in una delle regioni svantaggiate potrebbero vedersi disconosciuto il bonus laddove si dovessero avvalere di lavoratori somministrati (ex interinali) se l’agenzia che li somministra ha sede nel Nord del nostro Paese. Così, ad esempio, se un’azienda assume un lavoratore in una sede operativa di Bari, ma il lavoratore è iscritto in una agenzia per il lavoro la cui sede è a Milano, l’azienda non potrà usufruire della riduzione contributiva e, pertanto, dovrà sostenere il costo contributivo in misura piena. Al contrario, paradossalmente, se fosse un’azienda di Milano ad assumere un lavoratore per il tramite di un’agenzia di somministrazione con sede a Bari, la decontribuzione Sud potrebbe essere usufruita dall’azienda del Nord.
«Chiediamo immediatamente che si chiarisca e si corregga quanto scritto nella circolare, ricordando che il fine di questa decontribuzione è quello di alleggerire il costo del lavoro per le aziende che operano in una delle regioni cd svantaggiate favorendo l’occupazione prescindendo da dove l’eventuale agenzia di turno abbia la propria sede» dichiara il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi. «La novità avrebbe impatto negativo per i contributi in scadenza il prossimo 16 marzo e vale la pena ricordare che le aziende del Sud hanno dovuto far fronte a un esborso finanziario imprevisto in occasione dei versamenti di febbraio, poiché l’Inps ha diffuso la circolare in ritardo e, di fatto, ha imposto il versamento nella misura piena e senza alcuna riduzione» aggiunge Assi.
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