«Bandi inadeguati, retribuzione non idonea e vincoli burocratici per il personale infermieristico tutto: il governo e il Parlamento devono riflettere su questo “mix” di fattori che incidono pesantemente sull’attuale sistema sanitario in tempo di pandemia. Che queste fossero lacune anche in “tempo di pace” lo si è detto molte volte, ma tutto viene amplificato in questo tempo di guerra di pandemia. I bandi per il reclutamento degli infermieri in questo periodo di emergenza si sono dimostrati inadeguati per reperire personale specializzato».
Lo dichiara il consigliere di Unimpresa Sanità e presidente di Unimpresa Sport, Marco Massarenti.
«La scarsa risposta può essere imputabile alla carenza generale di infermieri su tutto il territorio nazionale e all’inadeguata retribuzione per i liberi professionisti aderenti. Nel nord Italia, segnatamente in aree di confine di Lombardia, Piemonte, il problema si acuisce ancor di più con la vicinanza della Svizzera dove ancora nelle settimane scorse le strutture sanitarie – basta scorrere in rete le piattaforme degli annunci di lavoro – effettuavano un legittimo “scouting” di queste figure sanitarie. Non è un caso se nel solo Ticino l’Ufficio di Statistica del cantone (Ustat) – Stato di poco più di 300 mila abitanti – registri una presenza 4.240 frontalieri occupati nel locale sistema sanitario. Si tratta per lo più di infermieri che si formano in Italia per poi, ripetiamo, legittimamente, andare ad operare dove vi sono meno laccioli burocratici e stipendi adeguati al valore della professione» aggiunge Massarenti. Secondo il presidente di Unimpresa Sport «attualmente la possibilità di sopperire a questa carenza di personale nelle strutture pubbliche italiane si potrebbe risolvere togliendo il vincolo di esclusività che lega i dipendenti pubblici alle proprie aziende di appartenenza. Con questa manovra si potrebbero avere moltissimi operatori sanitari liberi di potersi offrire di aiutare la collettività per fare vaccini e tamponi su tutto il territorio italiano in questo periodo di grande crisi. Noi abbiamo provato a spingerci oltre e stiamo approntando in questi giorni un progetto pilota dove la figura degli infermieri è indispensabile: di concerto con le autorità, seguendo quanto prescritto dalle vigenti leggi regionali e nazionali, abbiamo pensato di “testare” un’intera scuola del luinese, uno screening a tappeto con tamponi rapidi a scuola una volta alla settimana. In questo modo insegnanti e studenti potrebbero svolgere le loro attività, far ripartire le lezioni in sicurezza, consentendo ai ragazzi anche, cosa fondamentale, di tornare a praticare sport. Il progetto suggerito da Unimpresa Sport impone la presenza e la formazione di personale sanitario qualificato all’interno degli istituti scolastici per avere a disposizione figure capaci di garantire in sicurezza il test rapido del tampone».
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