L’emergenza sanitaria pesa sul sistema medico-diagnostico: diminuiscono le prestazioni sanitarie, le attività negli ambulatori, i ricoveri, le diagnosi e i trattamenti terapeutici. Aumentano i morti per problemi cardiologici, passati dal 4,1% del 2019 al 13,7% del 2020
Calano visite mediche e diagnosi con la pandemia da Covid-19. Meno 37% di prestazioni sanitarie, meno 42% di visite ambulatoriali, meno 30% di ricoveri, meno 32% di diagnosi, meno 30% trattamenti terapeutici. Boom di decessi di cardiopatici, passati dal 4,1% del 2019 al 13,7% del 2020
Sono questi i dati, riferiti al 2020, analizzati da Unimpresa Sanità che mette in luce la forte riduzione, cagionata proprio dall’emergenza sanitaria, dell’intero sistema medico-diagnostico. Secondo lo studio di Unimpresa Sanità, in particolare per i cardiopatici, si è passati da una mortalità del 4,1% riferibile al 2019 a una mortalità del 13,7%.
Nel 2020 abbiamo potuto ricoverare metà delle persone che avevano problemi cardiaci e l’altra metà si è dovuta arrangiare come meglio poteva ed i risultati si vedono. Mancano personale sanitario, posti letto e strutture.
«Tutto questo dopo che il Ministro Speranza e Governo avevano assicurato alla sanità svariati centinaia milioni di euro per evitare che gli italiani morissero a casa loro senza assistenza. Così non è andata. Le liste d’attesa per visita specialistica sono aumentate a dismisura e non si sa quando potremo ritornare ad una forma di normalità» dice il consigliere nazionale di Unimpresa Sanità, Anna Rita Blanco. «Siamo ritornati all’era del bronzo in molti settori dell’economia e la sanità è una tra queste. Incapacità di gestione a livello governativo e di management nei vari settori dell’economia nazionale hanno reso ancora più fragile un tessuto sociale che già stava messo male nel 2019, figuriamoci adesso con 190 miliardi di debito pubblico in più. Hanno cercato di mettere la pezza al buco dando bonus a pioggia a chi sapeva alzare di più la voce, ma quello che hanno ottenuto è di usare una spugnetta per asciugare il mare, abbandonando i più deboli nella tempesta senza salvagente e con la riva distante ancora non si sa bene quanto. Abbiamo visto tutti a cosa siano serviti bonus e ristori, a salvare in buona parte le aziende partecipate di Stato e i grandi gruppi ma chi era povero e viveva del proprio lavoro oggi è più povero ed è senza lavoro. Non è più possibile guardare senza fare nulla. Invece di spendere soldi inutili per bonus vacanze o biciclette e monopattini, spendeteli per le terapie e per le visite ambulatoriali coinvolgendo la sanità privata. In un colpo salvereste vite umane e posti di lavoro» osserva ancora il consigliere nazionale di Unimpresa Sanità.
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