Analisi del Centro studi dell’associazione misura l’impatto, sulle casse dello Stato, spalmato sul triennio 2020-2022, di tutte le misure decise dal governo italiano, con otto decreti legge, a partire da marzo a dicembre dello scorso anno, considerando anche la riduzione delle entrate tributarie derivante dalla recessione economica. Ai 139 miliardi di euro di uscite straordinarie necessarie per assicurare gli aiuti economici sia alle imprese sia ai lavoratori sia alle famiglie non abbienti si sommano, infatti, più di 79 miliardi di minori incassi fiscali. Il vicepresidente Spadafora: «Occorre programmare sin d’ora il percorso di rientro per rimettere in equilibrio le finanze pubbliche, molto dipenderà dal successo del Pnrr»
Ammonta a oltre 218 miliardi di euro il conto finale, sulle finanze pubbliche italiane, della emergenza sanitaria causata dal Covid. Il dato si riferisce all’impatto, sulle casse dello Stato, spalmato sul triennio 2020-2022, di tutte le misure decise dal governo italiano, con otto decreti legge, a partire da marzo a dicembre dello scorso anno, considerando anche la riduzione delle entrate tributarie derivante dalla recessione economica. Ai 139 miliardi di euro di uscite straordinarie necessarie per assicurare gli aiuti economici sia alle imprese sia ai lavoratori sia alle famiglie non abbienti si sommano, infatti, più di 79 miliardi di minori incassi fiscali. È quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa che ha passato ai raggi X le conseguenze del Covid sulle finanze pubbliche, secondo la quale l’indebitamento, “grazie” a interventi sul bilancio statale per 43,7 miliardi (21,5 miliardi di incrementi fiscali e a 22,1 miliardi di tagli alla spesa), è cresciuto “solo” di 174,9 miliardi. «Il temporary framework avallato dall’Unione europea l’anno scorso ha consentito, all’Italia e ad altri paesi alle prese con particolari difficoltà, di avere spazi di manovra particolarmente ampi per far fronte all’emergenza economica e sociale causata dalla pandemia. Tuttavia, quella dell’Ue non è una generosità perenne e non è a costo zero: sin d’ora, il governo deve programmare un percorso di rientro per rimettere in equilibrio le finanze dello Stato» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, secondo il quale «molto dipenderà dal successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza: più saranno spesi bene gli oltre 200 miliardi del Pnrr e più potremo avere effetti positivi sui conti pubblici».
L’analisi del Centro studi di Unimpresa prende in considerazione gli effetti finanziari delle misure adottate nel 2020 con i decreti legge n. 18, n. 23 (cosiddetto “liquidità”), n. 34 (“rilancio”), n. 104 (“agosto”), n. 137 (“ristori”) e n. 149, 157, 157 (rispettivamente “ristori bis”, “ristori ter”, “ristori quater”). Si tratta degli otto provvedimenti legislativi con i quali il governo italiano ha cercato di far fronte, nel corso del 2020, alle ricadute economiche cagionate dalla crisi sanitaria. In totale, con quegli interventi normativi, sono state adottate misure che, distribuite nell’arco del triennio 2020-2022, producono effetti pari a 218,6 miliardi, considerando 139,1 miliardi di uscite straordinarie (111,3 miliardi di spesa corrente e 27,8 miliardi di investimenti) e 79,5 miliardi di minori entrate tributarie (legate alla forte contrazione del prodotto interno lordo). Più nel dettaglio, le misure decise dal governo con quegli 8 decreti d’urgenza pesano per 126,5 miliardi sul bilancio statale del 2020, per 51,9 miliardi su quello del 2021 e per 40,2 miliardi su quello del 2022. Sul bilancio 2020 l’effetto è legato a 100,7 miliardi di uscite straordinarie (84,7 miliardi di spesa corrente e 15,9 miliardi di investimenti) e 25,7 miliardi di minori entrate; sul bilancio 2021 il conto finale è prodotto da 27,9 miliardi di spese straordinarie (18,7 miliardi di spesa corrente e 9,1 miliardi di investimenti) e da 24,1 miliardi di minori entrate; sul bilancio 2022 il conto finale è invece il risultato di 10,5 miliardi di spese straordinarie (7,7 miliardi di spesa corrente e 2,7 miliardi di investimenti) e di 29,7 miliardi di minori entrate.
A fronte di maggiori uscite di denaro fresco dalle casse dello Stato, sono state decise alcune “manovre” compensative sullo stesso bilancio statale, per mitigare l’impatto sul debito pubblico. Si sono così individuati fondi complessivi pari a 43,7 miliardi sul triennio (21,5 miliardi di tasse in più e 22,1 miliardi di riduzioni di spesa) così ripartiti: 18,3 miliardi nel 2020, 20,5 miliardi nel 2021, 4,7 miliardi nel 2022. Più nel dettaglio, nel 2020 sono di competenza 2,3 miliardi di tasse aggiuntive e 16,1 miliardi di tagli alla spesa; nel 2021 gli incassi fiscali in più sono pari a 15,8 miliardi, mentre le sforbiciate alla spesa ammontano a 4,7 miliardi; nel 2022, infine, si registreranno, come effetti dei provvedimenti del 2020, 3,4 miliardi di incrementi fiscali e 1,3 miliardi di riduzioni di spesa. Il mix tra i 218,6 miliardi di maggiori uscite e i 43,7 miliardi di interventi compensativi sulle finanze pubbliche porta, nel triennio 2020-2022, a un aumento dell’indebitamento pari a 174,9 miliardi: 108,1 miliardi nel 2020, 31,3 miliardi nel 2021, 35,4 miliardi nel 2022.
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