di Anna Rita Blanco
Anticorpi monoclonali sintetizzati, plasma e vaccini rappresentano la linea di difesa nella guerra al COVID-19 ma ognuna di queste soluzioni non ha la stessa validità in termini di tempistica, semplicità di realizzazione ed economicità. Il Governo ha più volte espresso il proprio desiderio di adottare il vaccino come soluzione definitiva ma tra queste rappresenta quella più complessa in termini di costi, in termini di copertura sulla popolazione ed in termini di tempistica. Gli scienziati di tutto il mondo mai come in questa occasione hanno reagito in maniera corale e tempestiva e l’Italia è in prima linea sia come numero di esperti che si dedicano alla ricerca di soluzioni sia come numero di pubblicazioni scientifiche e studi clinici. Nei pochi mesi da quando è scoppiata la pandemia, 4.624 pubblicazioni scientifiche a livello mondiale, di cui ben 645 scritte da scienziati italiani, 1.324 studi clinici nel mondo per COVID-19 e il 10% di questi sono condotti su tutto il territorio italiano, coinvolgendo centri di ricerca lungo tutto lo stivale “isole comprese” da Catania a Milano.
Da ricercatrice, trovo conforto nel sapere che i miei colleghi sono impegnati a trovare la soluzione ma questa dovrà tenere conto di alcuni aspetti inderogabili. In questo momento, gli studi sui vaccini rappresentano il 90% della ricerca scientifica ma il limite del vaccino è che per crearlo servono ingenti risorse finanziarie, tempi lunghi di realizzo e poi per essere efficace ha bisogno di una copertura totale sulla popolazione. Servirebbero almeno 7 miliardi di dosi. Anche il plasma ha i suoi limiti perché se è vero che ha costi bassi per il reperimento della materia prima è altrettanto vero che il plasma non ha una standardizzazione efficace tale da uniformare il numero di anticorpi monoclonali necessari a bloccare il virus. La soluzione più incisiva, con minore impatto sulla popolazione, con costi contenuti, con tempi di realizzo dimezzati rispetto al vaccino e che non ha bisogno della copertura sull’intera popolazione mondiale ma che va assunto solo in chi ha contratto la malattia è il farmaco studiato ad hoc per SARS-Cov 2.
Anticorpi monoclonali bloccanti, si tratta di farmaci appositamente studiati ed ingegnerizzati contro il nemico e non farmaci riciclati. In questo caso, la molecola viene disegnata al computer e gli si dice qual è l’obbiettivo da bloccare. Gli scienziati italiani con i canadesi hanno già individuato 10 anticorpi monoclonali e tra questi 2 riconoscono perfettamente l’obbiettivo che nel caso del Covid19 è la proteina S del virus, chiave di ingresso per entrare nelle cellule. Ritengo che questa sia la strada da seguire più di altre. L’Italia ha un problema di economicità, per cui è preferibile una strada meno onerosa e più veloce rispetto ad altre. Se dovessimo puntare al vaccino e questo lo dovessero trovare senza l’aiuto italiano, le conseguenze sarebbero che chi lo trova lo usa per primo e lo vende al prezzo che vuole. Se fossi nei panni del Governo punterei al farmaco a base di anticorpi monoclonali e alla partecipazione italiana per la sperimentazione clinica mettendo i soldi che servono.
- Covid19. Vaccino o farmaco? - 10 Maggio 2020