Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, resta grave il quadro dei finanziamenti per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 23 miliardi (-6,88%) da 335,4 miliardi a 312,3 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 5,2 miliardi (-4,15%) da 126,6 miliardi a 121,3 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 1,7 miliardi (-0,42%) da 405,8 miliardi a 404,1 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 867,9 miliardi a 837,8 miliardi con una diminuzione di 30 miliardi (-3,46%).
Giù i mutui di 4,1 miliardi, niente liquidità per il mercato immobiliare
Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1,1 miliardi (-1,98%) da 59,3 miliardi a 58,1 miliardi e meno prestiti personali per 4,1 miliardi (-1,98%) da 184,3 miliardi a 183 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 4,1 miliardi (-1,13%) da 364,7 miliardi a 360,6 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 608,4 miliardi a 601,8 miliardi con una diminuzione di 6,6 miliardi (-1,09%).
Sofferenze raddoppiate in tre anni
Crescono, contemporaneamente, le sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi sono salite del 27,46% arrivando a 160,4 miliardi a gennaio scorso. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (112,3 miliardi). Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono 32,3 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 13,6 miliardi. Superano il tetto dei 2,1 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono all’11,14% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’8,52% di un anno fa. A dicembre del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di tre anni, quindi, sono più che raddoppiate con un incremento del 106%. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi. In totale le sofferenze sono passate dai 125,8 miliardi di g ennaio 2013 ai 160,4 miliardi di gennaio 2014 (+27,46%) in aumento di 34,5 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 84,3 miliardi a 112,3 (+33,20%) in aumento di 28 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 28,4 miliardi a 32,3 miliardi (+13,41%) in salita di 3,8 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 2 miliardi da 11,6 miliardi a 13,6 miliardi (+17,30%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,3 a 2,1 miliardi (+52,13%) con 722 milioni in più.
Focus: in un mese finanziamenti a imprese su di quasi 24 miliardi
Notevole, per certi versi anomalo o quantomeno singolare, scatto di reni sul versante dei prestiti alle imprese su base mensile. I dati della Banca d’Italia sono provvisori e il quadro potrebbe essere più chiaro con l’aggiornamento del bollettino statistico. Tra dicembre 2013 e gennaio 2014, comunque, sono cresciuti di 23,7 miliardi i finanziamenti alle imprese (+2,92%) da 387,1 miliardi a 837,8 miliardi. Sono salite le erogazioni a breve (fino a 1 anno) di 6,7 miliardi (+2,22%) da 305,5 miliardi a 312,3 miliardi, sono rimaste stabili quelle a medio termine (fino a 5 anni) calate di appena 14 milioni (-0,01%) da 121,41 miliardi a 121,40 miliardi), mentre sono sensibilmente aumentate quelle a lungo periodo (oltre 5 anni) di 16,9 miliardi (+4,39%) da 387,1 miliardi a 404,1 miliardi. Situazione sostanzialmente invariata, poi, sempre su base mensile, sul versante dei finanziamenti alle famiglie calati di 425 milioni (-0,07%) da 602,2 miliardi a 601,8 miliardi: nel dettaglio, il credito al consumo è calato di soli 439 milioni (-0,75%) da 58,6 miliardi a 58,1 miliardi; i mutui sono scesi di appena 778 milioni (-0,22%) da 361,4 miliardi a 360,6 miliardi; i prestiti personali sono saliti di 792 milioni (+0,43%) da 182,2 miliardi a 183 miliardi. Complessivamente, su base mensile, i prestiti al settore privato sono saliti di 23,3 miliardi (+1,65%) da 1.416,3 miliardi a 1.439,7 miliardi.
Longobardi: “Ok al fondo di garanzia con supporto statale e occhio alla bad bank”
“Leggiamo con attenzione e pure con preoccupazione – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – di progetti, in corso tra le principali banche italiane, volti alla creazione di una cosiddetta bad bank per ridurre l’impatto delle sofferenze che gravano sui bilanci del settore bancario. Tuttavia, segnaliamo il rischio che potrebbe derivare dalla cessione a fondi speculativi delle rate non pagate di prestiti e mutui. Si tratta di soggetti che non di rado, per rientrare delle esposizione, si rivolgono a società attive nel campo del recupero crediti che spesso hanno legami e rapporti con la criminalità organizzata il cui business verrebbe alimentato proprio dalle sofferenze”. Secondo il presidente di Unimpresa “è opportuna la creazione di un fondo centrale di garanzia che consenta alle banche di rimettere in moto il motore del credito. A nostro avvisto è l’unica soluzione possibile per mettere in condizione gli istit uti di tornare a prestare denaro alle imprese, dopo un biennio in cui la stretta dei rubinetti è stata tremenda. Specie per le micro, piccole e medie imprese italiane la questione della garanzia si traduce in un muro da parte delle banche al momento della presentazione delle domande di credito. Gli istituti chiedono agli imprenditori italiani sempre più garanzie che non possono essere fornite”.
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