Secondo lo studio Unimpresa, basato su dati della Banca d’Italia, la crescita dei depositi bancari non riguarda tutti i comparti. Sono saliti, infatti, i depositi delle aziende (+6,96%) passando da 188,55 miliardi a 201,68 miliardi (+13,12 miliardi) e quelli delle imprese familiari, saliti da 43,06 miliardi a 44 miliardi (+2,20%) grazie a un “risparmio” di 948 milioni. In aumento sono anche le riserve delle organizzazioni non lucrative senza fini di lucro: i depositi delle onlus sono risultati in crescita di 497 milioni, saliti a 22,60 miliardi (+2,25%) dai 22,10 dell’anno precedente. Calano del 15,49% invece i depositi di assicurazioni e fondi pensione, scesi da 23,86 miliardi a 20,16 miliardi (-3,69 miliardi). Giù anche i salvadanai delle banche: i loro depositi risultano in diminuzione dell’1,42% da 328,13 miliardi a 323,48 miliardi (-4,65 miliardi). Le riserve delle famiglie risultano in crescita dell’1,83% di 15,52 miliardi: a dicembre 2012 i depositi erano a quota 846,48 miliardi e un anno più tardi sono schizzati a 862,00 miliardi. Complessivamente i depositi sono passati da 1.452,20 miliardi a 1.473,94 miliardi in aumento di 21,74 miliardi (+1,50%).
Tra i risultati più rilevanti dell’analisi per strumento, il comparto del conto corrente ha registrato la crescita più alta tra dicembre 2012 e dicembre 2013: da 722,36 miliardi a 741,92 miliardi (+2,71%) in aumento di 19,56 miliardi. Per i pronti contro termine è stato invece rilevato un calo di 3,90 miliardi (-3,06%) da 127,74 miliardi a 123,83 miliardi. I depositi incolati a breve scadenza sono saliti da 305,20 miliardi a 314,55 miliardi (+3,07%) con un amento di 9,35 miliardi. Sono cresciuti anche i depositi rimborsabili con preavviso: lo stock di denaro è passato da 296,80 miliardi a 299,52 miliardi (+0,92%) in salita di 2,71 miliardi
“E’ evidente che gli italiani, in particolare le famiglie, subiscono pesantemente i contraccolpi della crisi e la stanno pagando soprattutto in termini di crollo della fiducia. Ed è proprio la paura di nuovi scossoni e l’incertezza sul futuro a frenare la spesa e quindi i consumi” osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Ma le famiglie e le imprese temono pure altre stangate fiscali. Ancora non è chiaro qual è il programma del nuovo governo che sta per essere formato da Matteo Renzi, ma ogni tanto si parla di patrimoniale e certe voci frenano inevitabilmente i consumi”. Secondo il presidente di Unimpresa “serve un segnale forte e magari questo segnale deve arrivare proprio dal calo della pressione fiscale. Come abbiamo già osservato, il giro di vite Iva dello scorso anno ha provocato un calo del gettito e la riduzione delle entrate potrebbe aumentare ancora. Allo Stato non conviene alzare troppo l’ ;asticella del fisco”.
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