Meno tasse per dare impulso alle imprese, revisione degli finanziamenti europei, lo sviluppo del territorio come forma di rilancio dell’economia, il Mezzogiorno soluzione ai problemi del Paese, un nuovo sistema agroalimentare, un altro modello per il lavoro del futuro, il turismo opportunità imprescindibile, internazionalizzazione, credito e legalità. Sono i punti chiave del documento programmatico di Unimpresa al centro del Consiglio nazionale dell’associazione in programma venerdì 17 marzo nella sede di Castellammare di Stabia. A pochi mesi dall’elezione del nuovo Comitato di presidenza, rinnovato in occasione dell’assemblea straordinaria del 29 novembre, Unimpresa torna così a riunirsi con tutti i suoi rappresentanti territoriali e di categoria. Venerdì saranno illustrate anche le linee di azione e programmatiche dell’organizzazione, alle quali è stato affiancato, dunque, un articolato pacchetto di proposte che verrà sottoposto alle istituzioni nelle prossime settimane.
Il nuovo assetto organizzativo di Unimpresa prevede un presidente, Giovanna Ferrara, e sette vicepresidenti ai quali sono state assegnate altrettante deleghe: Mario Braga (agroalimentare), Sabato Caliendo (organizzazione), Maria Concetta Cammarata (capitale umano), Claudio Corti (sanità e welfare), Carlo Primo Fedecostante (competenze regionali e coesione territoriale), Claudio Pucci (fisco e bilanci), Valerio Ricci (mezzogiorno). Del comitato di presidenza, presente all’evento in programma il 17 marzo, fa parte anche il segretario generale, Laura Mazza. Ciascuno di loro sta portando avanti progetti e iniziative.
Il fisco è uno dei temi principali al centro delle proposte di Unimpresa. “Si propone – si legge nel documento dell’associazione – l’introduzione di due fasce di imprese al fine della norma fiscale sulla tassazione del reddito d’impresa: fino a 300.000 euro – imposta sostitutiva sulla microimpresa e oltre 300.000 euro – tassazione del reddito di esercizio con aliquota “flat” Per la prima fascia: l’impresa viene tassata con una imposta sostitutiva differenziata da applicare sui ricavi: del 5% se l’impresa non ha dipendenti assunti; del 3% se ha almeno un dipendente assunto; dell’1% se ha più di un dipendente assunto; gode di adempimenti amministrativi ridotti al minimo, se non c’è l’obbligo di pubblicità del bilancio, e solo obbligo delle liquidazioni Iva; l’esclusione da qualsiasi strumento di accertamento induttivo (studi di settore, ecc.); possibilità di optare per la fascia ordinaria. Per la seconda fascia è prevista la tassazione del reddito netto (ricavi-costi) con una aliquota flat del 20%”.
Spazio, poi, alla coesione territoriale che “nel contesto socio-economico attuale, ricopre una particolare importanza. Sarà necessario promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale delle politiche di coesione territoriale, mettere in atto delle iniziative in merito al giusto impiego dei fondi comunitari, del Fondo sviluppo e coesione, dei Patti sottoscritti con le Regioni del Sud e le Città metropolitane e di tutti gli altri interventi nazionali in corso o programmati nelle aree del Mezzogiorno, anche ricorrendo a partnership strategiche e alla promozione di progettualità innovativa e qualificata così evitando la perdita di cospicue risorse disponibili”.
Il documento, poi, evidenzia come “l’agricoltura e l’agro-alimentare presentino una debolezza strutturale mai superata, purtroppo confermata dai macro dati sul valore della produzione agricola (2005, 50 miliardi di euro; 2015, 57 miliardi di euro (+ 14 %), mentre l’Ue è cresciuta del 22 %. Nello stesso periodo l’occupazione in agricoltura registra una diminuzione di 100.000 unità e i dati nel 2016 sono ancora in peggioramento”. Secondo l’associazione “una stretta sinergia fra istituzioni, imprese agricole e professioni intellettuali dovrebbe favorire la promozione di un “piano di governo del settore agroalimentare”.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, Unimpresa chiede di “incentivare ed estendere lo sviluppo della contrattazione aziendale e territoriale attraverso una riforma degli assetti contrattuali che preveda un ruolo per il ccnl di contratto quadro, anche multisettoriale, con garanzie economiche e normative inderogabili e la previsione di regolamentare gli altri istituti, come ad esempio l’organizzazione del lavoro, il welfare aziendale, le forme di partecipazione dei lavoratori all’impresa, al secondo livello contrattuale”.
Per le aziende è fondamentale che ripartano i prestiti. Ecco perché bisogna “rilanciare il motore del credito alle micro, piccole e medie imprese”. Unimpresa propone che “nell’immediato, i processi di gestione del credito problematico vanno al più presto rivisti, anche attraverso un intervento deciso dell’Autorità di vigilanza bancaria, oltre che del legislatore, a tutela degli affidati, per portare in salvo quelle imprese che in forza di dati oggettivi (piani, prodotti, clienti) presentano reali possibilità di superare la crisi e ripartire”.
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