Secondo Longobardi «la crescita delle sofferenze bancarie, salite a 150 miliardi di euro a novembre 2013, è la manifestazione più evidente dello stato di dissesto delle imprese italiane. La cronica mancanza di liquidità e la prolungata fase di crisi economica che stiamo vivendo, sono tra le cause più importanti che hanno fatto esplodere l’insolvibilità. Da una parte, quindi, l’imprenditore che non trova i soldi, dall’altra la Mafia che li ha e deve rimetterli in circolo: così “l’incontro” delle due esigenze si conclude a tutto vantaggio del crimine organizzato».
«L’aspetto che deve allarmare è che in questi ultimi anni – osserva il presidente di Unimpresa – si sta assistendo proprio a un incremento del riciclaggio di denaro illecito all’interno delle attività imprenditoriali ovvero al ricorso sempre più frequente degli imprenditori strozzati dai debiti ai “finanziamenti” dei mafiosi. Questo avviene dopo i prestiti negati dai canali bancari. E accade al Nord come al Sud, senza distinzione. I mafiosi diventano per gli imprenditori le nuove banche».
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