“Per le micro, piccole e medie imprese il quadro è assai più drammatico rispetto a quanto indicato dalla Banca d’Italia secondo cui a fine anno in Italia una impresa su tre chiuderà in rosso e avrà tagliato la propria forza lavoro. Per le pmi la situazione è assai diversa e più complicata: la pressione fiscale, il ritardo dei pagamenti (sia nel settore pubblico sia nel settore privato)e la stretta sul fronte del credito delle banche stanno diventando delle zavorre che rendono impossibile resistere agli scossoni della crisi finanziaria internazionale e alla recessione”. Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi commenta i dati del sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi condotto dalla Banca d’Italia tra settembre e ottobre.
“Il Governo deve fare qualcosa di diverso e pianificare una concreta riduzione della pressione fiscale. I dati diffusi ieri dal ministero dell’Economia parlano chiaro: le entrate tributarie sono in aumento, ma il ritmo positivo è legato principalmente all’introduzione di nuove imposte o all’aumento di balzelli già esistenti. Una spia d’allarme preoccupante arriva dall’andamento dell’Iva. L’imposta sul valore aggiunto è calata dell’1,4 per cento: vuol dire che nelle casse dello Stato è entrato oltre un miliardo di euro in meno, nonostante l’aumento dell’aliquota ordinaria dal 20 al 21 per cento. Ciò significa che le vendite sono in calo costante e risentono anche del giro di vite fiscale: è un quadro deprimente che non può portare alla ripresa del ciclo economico”.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura di Ago Press
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