Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,22 milioni di persone è relativo al primo trimestre del 2013 e complessivamente risulta in aumento dell’8,9% rispetto alla precedente rilevazione di Unimpresa, realizzata sui dati del terzo trimestre del 2012, quando l’asticella si era fermata a 8,44 milioni di unità: in sei mesi quindi 752mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale. Nel primo trimestre di quest’anno i disoccupati erano in totale 3,66 milioni: 1,79 milioni di ex occupati, 647mila ex inattivi, 833mila in cerca di prima occupazione e altri 389mila in questa stessa fascia. I disoccupati risultano in aumento del 27,7% rispetto alla precedente rilevazione (+795mila persone). Stabile, invece, il dato degli occupati: erano 5,6 milioni a settembre 2012 e sono risultati 5,56 milioni a marzo scorso.
“Il Governo di Enrico Letta non prende decisioni importanti e per ora si limita a rinviare. Le indiscrezioni filtrate oggi parlano di un nuovo slittamento a dicembre dell’aumento Iva dal 21 al 22%. Ma non possiamo andare avanti così. Offriamo all’Esecutivo, ai partiti e alle istituzioni i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Può apparire anomalo – aggiunge Longobardi – che un’associazione di imprese analizzi il fenomeno dell’occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perché riteniamo che siano il cuore dell’impresa. Bisogna poi considerare che l’enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: più di 9 milioni di persone sono in difficoltà e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto ciò con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese”. Secondo il presidente di Unimpresa “serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del Governo”.
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