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Crisi. Unimpresa: boom di derivati in Italia, quota 117 miliardi (+4,6%)

Italia sempre più imbottita di derivati. La massa di titoli finanziari speculativi è cresciuta del 4,6% in un anno (tra giugno 2011 e giugno 2012) passando da 112,20 miliardi di euro a 117,34 miliardi. In piena crisi internazionale e con l’economia piegata dalla recessione, quasi tutti i comparti del nostro Paese sia pubblici sia privati hanno “giocato” con i prodotti d’azzardo. La crescita complessiva dei derivati in Italia (5,1 miliardi) è legata sopratutto all’aumento di questo tipo di attività finanziarie all’interno dei bilanci delle banche, dove risultavano a giugno 2012 99,8 miliardi rispetto ai 95,4 dell’anno precedente: 4,3 miliardi in più in 12 mesi. Questi i dati principali del rapporto flash “La crisi fa crescere i derivati in Italia” curato dal Centro studi Unimpresa.
Da segnalare, poi, l’impennata (+43,8%) dei derivati nelle amministrazioni locali. Le consistenze dei bilanci di comuni, province e regioni sono passate infatti da 803 milioni a 1,15 miliardi: . Stabile a quota 646 milioni l’ammontare di derivati nelle amministrazioni centrali (Stato). Lieve crescita per i prodotti speculativi nei bilanci delle imprese: l’ammontare è salito a 6,6 miliardi rispetto ai 6,4 di giugno 2011 (+2,5%). Nel comparto assicurativo e dei fondi pensione si è passati da 4,72 a 4,93 miliardi (+4,4%), mentre il resto degli intermediari finanziari ha registrato una crescita di 74 milioni (+1,8%) da 4,13 miliardi a 4,21 miliardi
“E’ un segnale preoccupante: mentre la recessione sta facendo morire centinaia di migliaia di imprese e distrugge posti di lavoro, la finanza continua a vivere meglio e più di prima. Come sosteniamo da tempo serve una svolta radicale, con uno spostamento delle attività finanziarie sulla produzione, sulla piccola imprese, sulla manifattura. E invece assistiamo alla continua espansione della speculazione, guidata dalle grandi banche d’affari internazionali che ormai tengono col cappio al collo l’Italia e buona parte dell’economia mondiale” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
“Sono i numeri relativi alle banche i più eclatanti: mentre gli istituti – osserva Longobardi – tengono chiusi i rubinetti del credito continuano a essere pericolosamente attratti dai guadagni facili e dagli investimenti d’azzardo. La crescita dei derivati in 12 mesi, pari a circa 5 miliardi, non è probabilmente significativa in valore assoluto, ma è certamente un dato allarmante da non sottovalutare”.

Ufficio Stampa Unimpresa
a cura di Ago Press
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