Pesa debito pubblico: nell’ultimo anno su di 58 miliardi, pari a 138,4 milioni al giorno e 5,7 milioni l’ora
Dopo tre trimestri di rallentamento del prodotto interno lordo, le micro, piccole e medie imprese italiane vedono sempre più nero per il 2016. Le prospettive di ripresa stabile si affievoliscono per 3 pmi su 5 e le previsioni di crescita del pil per quest’anno potrebbero essere fallite. Il basso costo del petrolio, le enormi iniezioni di liquidità della Banca centrale europea e i tassi di interesse prossimi allo zero avevano fatto sperare in risultati E’ quanto emerge da un sondaggio condotto dal Centro studi di Unimpresa tra le 122.000 aziende associate.
Nel 2015 il pil italiano è cresciuto, su base trimestrale, rispettivamente dello 0,4%, dello 0,3%, dello 0,2% e dello 0,1% ed è assai probabile che il dato complessivo resti sotto lo 0,8% indicato nelle ultime stime del governo. Risulta evidente come il ritmo di aumento del pil sia significativamente rallentato e senza inversioni di tendenza nette appare quasi impossibile il raggiungimento degli obiettivi programmatici delineati dallo stesso governo, secondo cui l’economia italiana nel 2016 dovrebbe crescere dell’1,6%.
A pesare sull’andamento dell’economia è il quadro di finanza pubblica. Nonostante l’aumento della pressione fiscale e anni di misure volte all’austerity, il buco nei conti dello Stato non è stato ridotto. A novembre il debito delle amministrazioni centrali era arrivato a quota 2.211,8 miliardi in aumento di 50,8 miliardi rispetto ai 2.161,1 miliardi di novembre 2014. La voragine è cresciuta di 4,2 miliardi in media al mese, pari a 138,4 milioni al giorno (5,7 milioni l’ora). Un aumento incessante su cui pesa senza dubbio anche l’incapacità di ridurre gli sprechi nel bilancio pubblico con i tentativi di spending review che falliscono sistematicamente.
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