Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,21 milioni di persone è relativo al terzo trimestre del 2014 e complessivamente risulta in aumento del 5,3% rispetto al terzo trimestre del 2013, quando l’asticella si era fermata a 8,74 milioni di unità: in un anno quindi 466mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale.
Nel terzo trimestre dello scorso anno i disoccupati erano in totale 2,84 milioni: 1,48 milioni di ex occupati, 596mila ex inattivi e 763mila in cerca di prima occupazione. A settembre 2014 i disoccupati risultano in aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente (+166mila persone). In calo gli inattivi: -19mila unità (-3,2%) da 596mila a 577mila. In aumento di 51mila unità gli ex occupati da 1,48 milioni a 1,53 milioni (+3,4%). Salgono anche le persone in cerca di prima occupazione, in aumento di 134mila unità da 763mila a 897mila (+17,6%).
In forte aumento anche il dato degli occupati in difficoltà: erano 5,9 milioni a settembre 2013 e sono risultati 6,2 milioni a settembre scorso. Una crescita dell’area di difficoltà che rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana: anche le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno pagano il conto della recessione, complice anche uno spostamento delle persone dalla fascia degli occupati deboli a quella dei disoccupati. I contratti a temine part time sono aumentati di 60mila unità da 617mila a 677mila (+9,7%), i contratti a termine full time sono cresciuti di 92mila unità da 1,65 milioni a 1,74 milioni (+5,6%). Salgono anche i contratti di collaborazione (+18mila unità) da 357mila a 375mila (+5,0%). Risultano in aumento anche i contratti a tempo indeterminato part time (+4,.%) da 2,49 milioni a 2,59 milioni (+99mila) e gli autonomi part time (+4,0%) da 782mila a 813mila (+31mila).
“Il Governo di Matteo Renzi non ha preso le auspicate decisioni importanti: servivano misure che consentissero a imprese e famiglie di avere risorse per guardare con fiducia al futuro e invece con la legge di stabilità sono arrivate pochi fondi e mal distribuiti. Offriamo all’Esecutivo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese: il 2014 è stato durissimo e non possiamo permetterci un altro anno senza ripresa” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Può apparire anomalo – aggiunge Longobardi – che un’associazione di imprese analizzi il fenomeno dell’occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perché riteniamo che siano il cuore dell’impresa. Bisogna poi considerare che l’enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: più di 9 milioni di persone sono in difficoltà e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto ciò con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese”. Secondo il presidente di Unimpresa “serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del Governo”.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura dell’Ago Press
Contatti Luigi D’Alise
Mail unimpresa@agopress.it
Web www.unimpresa.it
Fb www.facebook.com/unimpresa
Tw www.twitter.com/unimpresa
- DEBITO PUBBLICO: UNIMPRESA, 1.172 MILIARDI DA RINNOVARE ENTRO LEGISLATURA - 13 Maggio 2023
- Video sigla. Unimpresa e Provincia cinese di Hainan - 4 Settembre 2015
- Agricoltura: Unimpresa, intesa con la Cina per esportare know-how italiano - 3 Settembre 2015