Le vittime dirette della criminalità organizzata, secondo quanto emerge dal volume, sono in primis le imprese che si ispirano alla legalità e alla correttezza verso i consumatori, i dipendenti, i risparmiatori: le imprese che, in silenzio, si confanno ai canoni fondamentali dell’etica sociale di impresa. Non esiste un’economia buona e una cattiva, ma al contrario che spesso si riscontra un’economia che utilizza la criminalità organizza e, contestualmente, i cartelli criminali che utilizzano l’economia, il tutto secondo un processo osmotico se non sinallagmatico tra Mafie, politica ed economia. Accanto a imprenditori vittime della criminalità, vi è una parte consistente dell’imprenditoria che sfrutta a proprio vantaggio i canali illegali, utilizzando le Mafie come veri e propri organizzatori e fornitori di servizi. Inefficienze amministrative, eccessive farraginosità delle leggi, esorbitanze normative e r egolamentari, decisioni amministrative arbitrarie e discriminatorie, incertezze e lungaggini della giustizia, politiche di razionamento improprio del credito, una governance finanziaria lacunosa, sono esempi di questo tipo.
“In certi contesti – spiega Luigi Scipione, autore del libro, professore universitario e membro del comitato di presidenza di Unimpresa – quelli caratterizzati da una sedimentata arretratezza economica e sociale, la criminalità organizzata ha assunto un ruolo di mediazione sociale, di mediazione economica, un ruolo di interfaccia con la politica e le istituzioni. In alcune aree del Meridione la criminalità si è addirittura sostituita ai meccanismi del welfare statale per creare un vero e proprio welfare mafioso”.
Secondo Scipione “l’illegalità e la mancanza di regole feriscono a morte l’economia sana, impediscono lo sviluppo nelle regioni povere, scoraggiano gli investimenti. Appare chiara la presa di posizione nonché la consapevolezza che i condizionamenti della criminalità organizzata nell’economia rappresentano un grande freno allo sviluppo del Paese e un grande pericolo per le imprese sane: non si possono fare analisi serie sul futuro della nostra economia prescindendo dai dati sull’economia illegale e criminale”.
Al convegno del 6 marzo, in programma a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione, oltre a Roberti e Alfano, prenderanno parte: Saverio Capolupo (Comandante generale Guardia di finanza), Giuseppe De Lucia Lumeno (segretario Associazione nazionale fra le banche popolari), Paolo Longobardi (presidente Unimpresa), Giuseppe Pignatone (Procuratore della Repubblica di Roma), Gianni Pittella (vicepresidente vicario Parlamento europeo), Gaspare Sturzo (magistrato e presidente del Centro studi internazionale studi Sturzo). Il dibattito sarà moderato da Gennaro Sangiuliano (vicedirettore Tg1 Rai).
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