Secondo l’analisi di Unimpresa, basata su dati della Banca d’Italia, nell’ultimo anno, da dicembre 2012 a dicembre 2013, si è assistito a uno scatto in avanti del valore delle spa presenti sui listini di piazza Affari. Le partecipazioni di spa quotate in mano alle imprese italiane a fine 2013 valevano 121,1 miliardi (il 26,8% del totale) in crescita di 35,3 miliardi (+41,1%) rispetto agli 85,8 miliardi di dicembre 2012. Le banche continuano ad avere una presenza forte’ seppure in lieve calo, nel capitale delle spa quotate con il 7,1%, pari a 32,5 miliardi in crescita di 132 milioni (+0,41%). Lo Stato centrale ha nel suo portafoglio titoli azionari quotati italiani per 13,1 miliardi (+2,89%), in aumento di 200 milioni (+1,5%) rispetto ai 12,8 miliardi di un anno prima. I privati (famiglie) controllano quote pari a 60,5 miliardi (il 13,4% del totale), cresciute di 2,1 miliardi (+3,5%) rispetto ai 58,4 miliardi dell’anno precedente. Gli stranieri cont rollano il 40,6% di piazza Affari con partecipazioni pari a 183,6 miliardi in aumento di 36,2 miliardi rispetto ai 147,2 miliardi di dicembre 2012. Complessivamente il valore delle società italiane quotate è salito in un anno di 87,2 miliardi (+23,9%) da 364,8 miliardi a 452,1 miliardi.
Il peso degli stranieri scende, ma resta comunque significativo, se si guarda a tutto l’universo delle società per azioni. Le spa Italiane, comprese le quotate, valgono (dicembre 2013) 1.865,7 miliardi, in aumento di 168,1 miliardi (+9,9%) rispetto ai 1.697,6 miliardi di fine 2012. La ripartizione delle quote è la seguente. Le imprese hanno il 12,1% pari a 226,4 miliardi, in aumento di 7,6 miliardi (+3,5%) sui 218,7 miliardi di un anno prima. Le banche hanno il 7,2% pari a 135,7 miliardi, in lieve calo di 1,1 miliardi (-0,8%) rispetto ai 136,8 miliardi. Stabile anche la quota dello Stato centrale che ora ha il 5,3% di spa con 98,9 miliardi, in aumento di 200 milioni (+0,2%) rispetto ai 98,7 miliardi precedenti. I privati detengono il 46,8% di società per azioni, a conferma del carattere familiare dell’imprenditoria italiana, con 873,2 miliardi in aumento di 65,4 miliardi (+8,1%) rispetto agli 807,7 miliardi del 2012. La quota di imprese italiane i n mano agli stranieri, che corrisponde al 21,1% del totale, è aumentata di 57,8 miliardi (+17,1%) da 336,7 miliardi a 394,6 miliardi.
“Se da una parte va valutato positivamente l’aumento del valore delle imprese italiane, dall’altro bisogna guardare con attenzione la presenza degli stranieri e capire fino a che punto si tratta di investimenti utili allo sviluppo e dove finisce, invece, l’attività speculativa” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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