Secondo l’analisi di Unimpresa, basata su dati della Banca d’Italia, da giugno 2013 a ggiugno 2014, si è assistito a uno scatto in avanti del valore delle spa presenti sui listini di piazza Affari. Le partecipazioni di spa quotate in mano alle imprese italiane a giugno 2014 valevano 129,2 miliardi (il 25,4% del totale) in crescita di 42,3 miliardi (+48,7%) rispetto agli 86,9 miliardi di giugno 2013. Le banche continuano ad avere una presenza forte, seppure in lieve calo, nel capitale delle spa quotate con il 6,1%, pari a 30,8 miliardi in calo di 1,3 miliardi (-4,0%). Lo Stato centrale ha nel suo portafoglio titoli azionari quotati italiani per 16,8 miliardi (il 3,3% del totale), in aumento di 2,1 miliardi (+15,4%) rispetto ai 10,2 miliardi di un anno prima. A piazza Affari i privati (famiglie) controllano quote pari a 65,4 miliardi (il 12,8% del totale), cresciute di 9,2 miliardi (+16,5%) rispetto ai 56,2 miliardi dell’anno precedente. Gli stranieri controllano il 44,3% di piazza Affari con partecipazioni pari a 226,04 miliardi in aumento di 86,9 miliardi rispetto ai 139,1 miliardi di giugno 2013. Complessivamente il valore delle società italiane quotate è salito in un anno di 159,5 miliardi (+45%) da 354,7 miliardi a 514,3 miliardi.
Sale, dunque, il peso degli stranieri anche se si estende l’analisi a tutto l’universo delle società per azioni. Le spa italiane, comprese le quotate, valgono (giugno 2014) 1.938,08 miliardi, in aumento di 286,7 miliardi (+17,4%) rispetto ai 1.661,3 miliardi di giugno 2013. La ripartizione delle quote è la seguente. Le imprese hanno il 13,2% pari a 255,6 miliardi, in aumento di 17,2 miliardi (+7,2%) sui 238,3 miliardi di un anno prima. Le banche hanno il 7,0% pari a 134,9 miliardi, in lieve calo di 2,6 miliardi (-1,9%) rispetto a 137,5 miliardi. Sale la quota dello Stato centrale che ora ha il 5,3% di spa con 102,7 miliardi, in aumento di 6,6 miliardi (+6,9%) rispetto ai 96,1 miliardi precedenti. I privati detengono il 46,7% di società per azioni, dato che conferma il carattere familiare dell’imprenditoria italiana, con 905,7 miliardi in aumento di 161,9 miliardi (+21,8%) rispetto ai 743,7 miliardi del 2013. La quota di imprese italiane in mano agli stranieri, che corrisponde al 23,1% del totale, è aumentata di 115,1 miliardi (+34,6%) da 332,4 miliardi a 447,5 miliardi.
“Se da una parte va valutato positivamente l’aumento del valore delle imprese italiane, dall’altro bisogna guardare con attenzione la presenza degli stranieri e capire fino a che punto si tratta di investimenti utili allo sviluppo e dove finisce, invece, l’attività speculativa” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “La fortissima crisi che sta colpendo l’Italia più di altri paesi sta consegnando di fatto i pezzi pregiati della nostra economia a soggetti stranieri, che non sempre comprano con prospettive di lungo periodo o di investimento, ma spesso per fini speculativi” aggiunge Longobardi.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura dell’Ago Press
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