Oltre 300 miliardi di euro. A tanto ammonta la quota italiana, dal 2013 al 2017, ai sostegni previsti dall’Unione europea per aiutare i paesi in difficoltà. Una montagna di quattrini che pesa sulle prospettive di crescita dell’Italia e con i quali deve fare i conti anche il nuovo primo ministro, Enrico Letta, che ieri ha indicato, nel programma illustrato alla Camera, l’obiettivo di abbattere la pressione fiscale per le famiglie e dare respiro alle imprese e che proprio da oggi è impegnato in una tre giorni anti austerity con tre tappe tra Berlino, Bruxelles e Parigi. Un viaggio nel quale il capo del Governo dovrà riuscire ad allentare la morsa sul rigore e, quindi, a ridurre la necessità di aiuti ad altri paesi. Nei prossimi cinque anni, secondo dati elaborati dal Centro studi Unimpresa dall’ultimo Documento di economia e finanza, il contributo italiano ai meccanismi di supporto finanziario varati dalla Ue raggiungeranno i 303,7 miliardi.
Nel dettaglio, quest’anno dalle casse del nostro Paese usciranno 55,06 miliardi diretti a Bruxelles e poi dirottati ai paesi in emergenza finanziaria. Tale importo salirà a 61,71 miliardi l’anno prossimo per restare sostanzialmente stabile nel triennio seguente: 62,07 miliardi nel 2015, 62,33 nel 2016 e 62,51 nel 2017. Una cifra che, tra altro, incide sul rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Al lordo degli aiuti, infatti, il rapporto debito/pil si attesterà al 130,4% quest’anno mentre si sarebbe fermato al 126,9% senza il contributo Ue. Una differenza pari a circa il 3,5% che è “strutturale” per tutto il quinquennio in esame. Nel 2017, a esempio, il rapporto debito/pil diminuirà fino al 117,3%, ma sarebbe calato ancora più in basso fino al 113,8%.
Se si riuscissero a liberare risorse pubbliche, sia per abbattere il debito sia per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese, il pil italiano crescerebbe a una velocità assai più consistente e potrebbe raggiungere livelli ben più elevati rispetto alle stime elaborate dal Governo e contenute nel Def. Il pil italiano, infatti, dovrebbe arrivare a 1,573 miliardi quest’anno per poi raggiungere i 1.624 nel 2014. Mentre nel triennio 2015-2017, il pil si dovrebbe attestare a 1.677, 1.731 e 1.785 miliardi.
“C’è la diffusa convinzione che il destino dell’Italia si giochi dentro i nostri confini, ma ciò è vero solo in parte. E’ dunque cruciale che il Governo si batta nelle sedi opportune per apportare correttivi alle norme internazionali e in particolare agli accordi Ue per trovare risorse fondamentali alla crescita del nostro Paese” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Condividiamo la scelta del presidente del consiglio, Enrico Letta, di incontrare subito, all’inizio del suo incarico, i leader dei più importanti paesi europei, Francia e Germania, e i vertici della stessa commissione Ue” aggiunge Longobardi. Che poi osserva: “Speriamo che il premier torni con risultati importanti e cioè con la possibilità di allentare la morsa sul rigore in modo da mettere a disposizione della crescita rilevanti risorse finanziarie”.
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