Entro il 2018 vanno in scadenza oltre mille miliardi di euro di bond statali. Una montagna di debito pubblico da rifinanziare che rappresenta un ulteriore elemento di difficoltà nell’agenda del nuovo governo di Matteo Renzi: uno scenario da valutare con attenzione di fronte alla prospettiva, auspicabile, di arrivare al termine della legislatura senza traumi, evitando lo scioglimento anticipato del Parlamento e un ritorno alle urne immediato. Tra bot, btp, btp Italia, cct, ctz, eurobond, ispa, emtn e globalbond, nel 2014 scadono obbligazioni per 324 miliardi, l’anno prossimo per 192 miliardi, nel 2016 per 152 miliardi, nel 2017 per 259 miliardi e nel 2018 per 121 miliardi. In totale, arrivano a fine corsa 1.048 miliardi di titoli pubblici nei prossimi quattro anni. Lo rivela un rapporto del Centro studi di Unimpresa sui titoli di Stato in circolazione.
L’analisi di Unimpresa è stata condotta sulla base dei dati della Banca d’Italia e del ministero dell’Economia e delle Finanze. Complessivamente, fino alla fine del 2014, nuovo annus horribilis per le emissioni obbligazionarie statali, vanno rifinanziati 323,8 miliardi di titoli. Fino a dicembre, il Tesoro dovrà vedersela con una lunga lista di scadenze: nel dettaglio, si stratta di 128,8 miliardi di bot, di 108,1 miliardi di btp, di 82,4 miliardi di cct/ctz e di 2,4 miliardi relativi ad altre emissioni (Eurobond, Emtn, Ispa, Globalbond). La quota di debito da rifinanziare cala leggermente negli anni successivi. Nel 2015, infatti, il totale delle emissioni in scadenza ammonta a 192 miliardi: nel dettaglio, si stratta di 9 miliardi di bot, di 145,6 miliardi di btp, di 27,5 miliardi di cct/ctz e di 7,4 miliardi relativi ad altre emissioni.
Nel 2016 vanno rifinanziati 151,9 miliardi di bond statali: nel dettaglio, si stratta di 100,7 miliardi di btp, di 27 miliardi di btp Italia, di 14,4 miliardi di cct/ctz e di 7,7 miliardi relativi ad altre emissioni. Nel 2017 la quota di debito in scadenza cresce sensibilmente e in totale vanno rifinanziati 258,8 miliardi di bond statali: nel dettaglio, si stratta di 112,6 miliardi di btp, di 39,3 miliardi di btp Italia, di 103,6 miliardi di cct/ctz e di 1,2 miliardi relativi ad altre emissioni. Nel 2018 arrivano a fine corsa 121,4 miliardi di titoli pubblici; nel dettaglio, si stratta di 92,4 miliardi di btp, di 24 miliardi di cct/ctz e di 2,9 miliardi relativi ad altre emissioni.
La recente discesa dei differenziali di rendimento è certamente un elemento rilevante per i conti pubblici. Lo spread tra btp italiani e bund tedeschi “corre” sotto i 200 punti base e riduce la spesa per interessi a carico del bilancio dello Stato. E’ un risultato positivo che va cavalcato e ulteriormente migliorato. L’ideale sarebbe restare a lungo sotto il “muro” dei 200 punti e avvicinarsi il più possibile a quota 100 in modo tale da allontanare il più possibile la speculazione finanziaria sui titoli pubblici italiani.
Longobardi a Renzi: “Impegno e responsabilità, da tesoretto spread risorse per tagliare le tasse”
“A Parlamento e al governo di Matteo Renzi che si appresta a chiedere la fiducia alla Camera e al Senato, chiediamo senso di responsabilità e grande impegno per le riforme: la stabilità politica è decisiva sui mercati finanziari e una eventuale, nuova crisi della maggioranza, adesso, correrebbe il rischio di sprecare i risultati positivi raggiunti finora proprio sul costo delle emissioni: le speranze di ripresa economica, prevista da molti enti e istituzioni per il prossimo anno ancorché non particolarmente robusta, verrebbero compromesse” è il commento del presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. Secondo Longobardi “il tesoretto legato all’abbattimento della spesa per interessi può e deve essere usato per tagliare le tasse sia a carico delle famiglie sia a carico delle imprese”.
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