«Per l’Italia si tratta, probabilmente, della tornata elettorale più tormentata della storia recente, sia per la recessione economica che per il mutato quadro politico, radicalmente stravolto e ormai privo di punti di riferimento – ha spiegato Longobardi – Noi guardiamo con preoccupazione al futuro, ma non ci tiriamo indietro».
Nel documento Unimpresa ha così avanzato proposte concrete sia sul versante delle riforme economiche sia su quello del rinnovamento istituzionale. Obiettivo è assicurare un piano di riforme indispensabile per la crescita economica e lo sviluppo. Sette, le idee di Unimpresa per l’Italia. Ecco i dettagli.
1. LAVORO
Riforma dei meccanismi di regolamentazione dei rapporti di lavoro, prevedendo il ricorso a forme di partecipazione e controllo dei lavoratori all’impresa, per aumentare la produttività e favorire un rapido inserimento, specialmente al Sud, delle donne e dei giovani nelle aziende. Incentivo alla contrattazione di prossimità per concordare modalità organizzative del lavoro, degli orari e degli inquadramenti, al fine del miglioramento dei processi produttivi con conseguente erogazione di integrazioni salariali che possano godere delle forme di fiscalità e contribuzione agevolata. Avvio delle forme di bilateralità per la gestione con- giunta delle seguenti tematiche: sicurezza sul lavoro, welfare contrattuale, prevenzione e soluzione arbitrale del contenzioso.
2. INVESTIMENTI
Avviare un ampio piano di investimenti pubblici, in particolare di grandi infrastrutture, al fine di dare alle imprese nuove opportunità di sviluppo e quindi di creazione di nuovi posti di lavoro. Andrebbero rilanciati gli investimenti a maggior impatto socio-economico e a minor impatto ambientale. Vanno utilizzati anche i finanziamenti europei. In particolare, sul versante delle infrastrutture andrebbero introdotte misure in grado di semplificarne e accelerarne la realizzazione, incentivando nello stesso tempo il coinvolgimento di capitali privati: la possibilità di accorpare in parte i livelli di progettazione, che dovrebbe assicurare non trascurabili semplificazioni dal punto di vista procedurale, con conseguente riduzione dei tempi di realizzazione delle opere; l’introduzione dei project bonds – si auspica – dovrebbe facilitare le possibilità per i soggetti privati impegnati nella realizzazione di opere pubbliche di finanziarsi sul mercato, specie nella fase di avvio dell’opera.
3. FISCO
Contrasto all’evasione fiscale finalizzato a reperire risorse per la riduzione della pressione fiscale. Nell’ambito di questa azione riformatrice, l’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) è la prima tassa da inserire nel piano volto al progressivo abbattimento del peso del fisco sui bilanci delle imprese. La necessaria copertura finanziaria va individuata nell’ambito dei tagli alla spesa improduttiva.
4. MEZZOGIORNO
Avvio di una nuova fase dello sviluppo negoziale capace di interagire con il microcredito e la micro finanza ma soprattutto accompagnato da protocolli specifici con il sistema bancario e creditizio; creazione di infrastrutture sociali; coinvolgimento più autorevole nelle politiche di sostegno finanziario alle micro, piccole e medie imprese da parte dei Confidi; supporto ai processi di ricambio generazionale all’interno delle mpmi; rifinanziamento della nuova legge Marcora (57/01); rilancio dei Distretti industriali dove poter organizzare delle filiere di subfornitura; promozione, sensibilizzazione ed organizzazione dei Distretti rurali.
5. CREDITO
Rilanciare il motore del credito alle micro, piccole e medie imprese.
Nell’immediato, i processi di gestione del credito problematico vanno al più presto rivisti, anche attraverso un intervento deciso dell’Autorità di vigilanza bancaria, oltre che del legislatore, a tutela degli affidati, per portare in salvo quelle imprese che in forza di dati oggettivi (piani, prodotti, clienti) presentano reali possibilità di superare la crisi e ripartire. In un’ottica di medio/lungo termine, per quanto riguarda Basilea 3 – approfittando del- l’annunciata e auspicata proroga dell’entrata in vigore di un anno, da gennaio 2013 a gennaio 2014 – vanno opportunamente vagliate alcune cruciali modifiche all’impianto regolatorio. In particolare, occorre abbassare la ponderazione per il rischio per le mpmi e prevedere un adattamento dinamico; in concreto, è necessario mantenere una proporzionalità nelle regole del capitale per il settore bancario e finanziario nonché procedere ad una rivisitazione dei sistemi di attribuzione del rating, specie con riguardo al credito da erogare alle micro e Pmi.
6. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Riforma della pubblica amministrazione; con interventi di semplificazione e di riordino delle strutture amministrative (a cominciare dal taglio delle province), volti al consegui- mento di livelli più alti di efficienza e integrità. Da troppo tempo l’impresa subisce un costo aggiuntivo occulto: la lentezza e l’inefficienza della burocrazia, su cui si sta lavorando, anche vincendo resistenze e vecchie logiche corporative. La legge non può rappresentare una corsa ad ostacoli per i nostri imprenditori, ma la garanzia dell’equilibrio tra interesse individuale e interesse collettivo. Criteri di efficienza, di merito e di competizione in tutti i gangli dell’economia dove lo Stato interviene con la propria presenza, lotta agli sprechi, tagli alla spesa improduttiva e ai costi della politica; riduzione delle province e del numero dei parlamentari. Snellimento della giustizia civile. Sono questi gli interventi prioritari nel settore pubblico per ritornare a crescere.
7. LEGALITA’
Contrasto a tutto campo alla criminalità organizzata, con azioni mirate ed efficaci volte a colpire gli interessi economici delle organizzazioni e le loro infiltrazioni nell’economia illegale, che proprio in una fase recessiva trovano terreno fertile. La legalità è un valore irrinunciabile che non ha e non può avere colore politico. È un principio sul quale non va tollerato alcun indugio; è requisito indispensabile di ogni progresso e benessere, che chiede a ciascuno il protagonismo di un contrasto vero e fiero ad ogni forma di criminalità. È la legalità che rende il profitto giusto. La giustizia resta il fine dell’attività economica, perché la stessa economia non è solo una tecnica di produzione, scambio, distribuzione della ricchezza, ma richiede il senso morale delle scelte.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura di Ago Press
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