Complessivamente, dunque, sul totale delle imprese italiane (4.383.000) il 4,9 è creditore della pubblica amministrazione: 215.493 aziende, insomma, corrono il rischio di licenziare i dipendenti, di chiudere in perdita un bilancio, di avviare una procedure di crisi, di trovarsi in una pericolosa condizione di insolvenza o, ipotesi peggiore, di imboccare la strada del fallimento. Tutto questo per colpa dei ritardi di pagamento della Pa.
Lo stock di arretrati, tra Stato ed enti locali, è pari a 91 miliardi di euro: le misure dell’Esecutivo dovrebbero servire per sbloccare 20 miliardi quest’anno e altri 20 miliardi nel 2014. “Ci auguriamo che domani il Governo vada ben oltre i 6-7 miliardi di euro di cui si discute nella bozza del decreto sblocca-pagamenti” osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “L’economia italiana vive una delle fasi più drammatiche della storia. Il pagamento degli arretrati – aggiunge Longobardi – consentirebbe di respirare non solo alle imprese creditrici dello Stato centrale o delle amministrazioni territoriali, ma anche a tutte le altre aziende collegate e fornitrici”. Secondo il presidente di Unimpresa “si innescherebbe un effetto leva, un moltiplicatore incredibile che potrebbe fare da volano per riuscire ad agganciare la ripresa. Ovviamente questa misura nda sola non basta: la questione fiscale, con un auspicabile piano volto alla riduzione del carico tributario, e il tema del credito bancario, con un disegno per rimettere in moto il motore dei prestiti, restano cruciali per le imprese italiane e devono essere al primo punto dell’agenda del nuovo Governo”. Per Longobardi “anche il lavoro dei saggi chiamati dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, deve partire da fisco e credito”.
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a cura di Ago Press
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