Accelera la corsa del debito pubblico italiano. Nel periodo da gennaio 2024 ad agosto 2024, il buco nel bilancio dello Stato è aumentato in media di circa 15,4 miliardi di euro al mese. Nel periodo più ampio da agosto 2023 ad agosto scorso, invece, l’incremento medio mensile è stato di circa 9,7 miliardi.
È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, secondo cui il debito pubblico italiano ha raggiunto livelli allarmanti, toccando quasi i 3.000 miliardi ad agosto 2024.
«Questa cifra non è solo un numero astratto, ma rappresenta un vero e proprio macigno che grava sulle spalle dell’economia nazionale, limitando le possibilità di crescita e pesando sui bilanci delle future generazioni. Con un rapporto debito/pil che resta tra i più elevati in Europa, l’Italia si trova in una situazione sempre più precaria, dove il debito pubblico diventa una zavorra per le politiche di sviluppo e per la stabilità economica» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «Il debito abnorme non è solo una questione contabile: ogni anno lo Stato italiano spende miliardi di euro in interessi, denaro che potrebbe invece essere destinato a investimenti produttivi, infrastrutture, ricerca e sostegno alle imprese. Al contrario, il servizio del debito sottrae risorse vitali che potrebbero essere impiegate per rilanciare l’economia, e la spesa pubblica viene continuamente inghiottita dal pozzo senza fondo degli oneri finanziari. Le conseguenze di questa situazione non si limitano ai conti dello Stato. La pressione fiscale è elevata e l’intero sistema produttivo ne risente. Le piccole e medie imprese, spina dorsale dell’economia italiana, soffrono per la mancanza di liquidità e l’incertezza. I margini per politiche espansive sono ridotti, e gli investimenti esteri faticano a decollare in un contesto segnato dall’instabilità finanziaria. È come se il paese fosse in un costante stato di emergenza, obbligato a trovare soluzioni temporanee per un problema strutturale» aggiunge Spadafora.
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