Chiunque vincerà le prossime elezioni politiche e guiderà il Governo del Paese dovrà fare i conti con un annus horribilis per la scadenza dei titoli pubblici. Nel 2013, salvo diversi programmi da parte del Tesoro, vanno rifinanziate emissioni per 289 miliardi di euro, corrispondenti al 18% dei titoli in circolazione (1.599 miliardi). Immaginando che la data delle elezioni venga fissata per il mese di febbraio, così come pare emergere dal dibattito politico e alla luce delle indicazioni della presidenza della Repubblica, si può rilevare che nei primi cinque mesi di attività (marzo – luglio 2013, circa 150 giorni), il prossimo Esecutivo sarà chiamato a gestire la scadenza e l’eventuale rifinanziamento di bond pubblici (bot, btp e ctz in larga parte) per un ammontare totale che sfiora i 120 miliardi di euro (7% delle emissioni in circolazione). Complessivamente, nell’arco di tempo che, in linea teorica, copre i cinque anni corrispondenti alla prossima legislatura (marzo 2013 – febbraio 2018) andranno in scadenza obbligazioni statali per 820 miliardi (51%). Questi i dati più significativi dello studio di Unimpresa sul debito pubblico italiano.
L’analisi, che si basa su dati della Banca d’Italia, non può tener conto, ovviamente, delle eventuali emissioni a breve termine che il Tesoro non ha ancora programmato per i prossimi anni e delle eventuali decisioni circa l’anticipo di rifinanziamenti di talune emissioni rispetto alla scadenza naturale. Secondo i contratti sottoscritti in occasione delle aste, comunque, per ora il 2014 prevede scadenze per 165 miliardi di euro, un miliardo in meno rispetto a quelle in agenda per il 2015. Mentre nel 2016 e nel 2017 sono previste scadenze per 109 e 125 miliardi. Chiude con il fiato sospeso anche il Governo guidato dal professor Mario Monti: tra la fine di questo mese e febbraio 2013, infatti, arrivano a scadenza bot, btp e ctz per complessivi 128 miliardi di euro, l’8% del debito pubblico in circolazione.
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a cura di Ago Press
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