L’incentivo scade il 30 giugno. Stop alle agevolazioni per creare nuova occupazione in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il consigliere nazionale Manlio La Duca: «Costi insostenibili per le pmi»
Dal 2021 al 2023, grazie alla “decontribuzione Sud”, sono state assunte più di 4 milioni di persone. L’agevolazione destinata alle aziende del Mezzogiorno ha incentivato, nel dettaglio, nel 2023 1.453.444 rapporti di lavoro, nel 2022 1.377.453, e nel 2021 1.224.044. In totale si tratta di 4.054.941 nuovi contratti.
È quanto segnala Unimpresa, secondo cui il 30 giugno scade l’ultima proroga semestrale concessa dell’Unione europea per questo incentivo creato tre anni fa con l’obiettivo di far crescere l’occupazione nelle regioni meridionali.
«La perdita dell’agevolazione decontribuzione Sud, qualora, come sembra, non fosse ulteriormente confermata oltre il 2024, corrisponderebbe a maggiori oneri sui costi del personale. In particolare, per le piccole e medie imprese, tali ulteriori esborsi sarebbero gravemente impattanti i bilanci delle aziende stesse le quali, specialmente nel Mezzogiorno, perderebbero ulteriore competitività in un mercato già particolarmente martoriato» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Manlio La Duca.
«L’ultima proroga della decontribuzione Sud era stata concessa con l’obiettivo di aiutare e sostenere le imprese colpite dagli impatti economici derivanti dal conflitto russo-ucraino, dalle sanzioni internazionali e dalle contromisure economiche adottate dalla Russia. Ciò nondimeno, malgrado tali criticità economiche siano tutt’altro che superate, l’Unione Europea ha deciso di non dare ulteriore estensione a questo regime straordinario, e, dopo lunghe trattative, è stato ufficializzato il prolungamento della decontribuzione Sud soltanto fino al 31 dicembre 2024» aggiunge La Duca.
La “decontribuzione Sud” – spiega Unimpresa – è uno sgravio contributivo per le aziende del Sud concesso dal giorno 1 gennaio 2021 al 30 giugno 2022, prorogato per il periodo successivo (1 luglio 2022 – 31 dicembre 2029), attraverso istruzioni fornite a seguito dell’autorizzazione della Commissione europea (articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, nel rispetto della normativa sugli aiuti di Stato).
L’agevolazione puntava a contenere gli effetti dell’epidemia Covid-19 sull’occupazione e a tutelare i livelli occupazionali in aree con gravi situazioni di disagio socioeconomico. Era destinata alle imprese private con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, mentre erano escluse solo le aziende dei settori finanziario e agricolo oltre che i datori di lavoro domestico, mentre erano inclusi i rapporti di lavoro dipendente, sia esistenti sia da instaurare.
L’agevolazione inizialmente veniva riconosciuta ai datori di lavoro secondo percentuali variabili sulla base delle annualità delle contribuzioni: sino al 31 dicembre 2025, esonero del 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro; per gli anni 2026 e 2027, esonero del 20% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro; per il 2028 e il 2029, esonero del 10% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro.
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