Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, a giugno 2015 il totale dei derivati in perdita valevano 160,3 miliardi e corrispondevano al 9,80% del pil che a fine 2015 si dovrebbe attestare a 1.635,4 miliardi. Nel dettaglio, le imprese registrano derivati in perdita per 8 miliardi, le banche per 114,07 miliardi, le assicurazioni e i fondi pensione per 5,7 miliardi, lo Stato centrale per 31,3 miliardi e le amministrazioni territoriali (comuni, province, regioni) per 1,1 miliardi. A giugno 2014 l’ammontare degli derivati in perdita era a quota 157,6 miliardi pari al 9,75% del pil che nel 2014 si è attestato a 1.616,3 miliardi. Nel dettaglio, le imprese registravano derivati in perdita per 7,5 miliardi, le banche per 109,3 miliardi, le assicurazioni e i fondi pensione per 5,4 miliardi, lo Stato centrale per 34,2 miliardi e le amministrazioni territoriali (comuni, province, regioni) per 1,1 miliardi.
“Quasi dieci anni di crisi hanno insegnato poco e lasciano il segno, paghiamo un conto salatissimo, quello della scelta di aver scommesso troppo sulla finanza e pochissimo sull’economia reale” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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