di Pasqualina Costantino
Il lavoro è un diritto costituzionale, esteso a tutti e di cui tutti devono beneficiare per conservare e accrescere una propria dignità individuale e familiare.
In questi ultimi mesi, abbiamo visto limitare questo nostro diritto, per motivi validi senza dubbio, ma che hanno richiesto la nostra partecipazione incondizionata nel contribuire a preservare un bene comune.
Con l’inizio della fase 2 le aziende hanno ricominciato a riaprire e i lavoratori sono tornati alle proprie responsabilità. Questa volta però voglio concentrare la mia attenzione verso la categoria di lavoratori stagionali per il settore turismo, vista l’attualità scottante, in parallelo, della situazione degli stagionali agricoli (non meno importante). La maggior parte di loro doveva essere riassunta con l’inizio della nuova stagione lavorativa, come esige la natura del rapporto di lavoro e invece oggi ci troviamo con migliaia di lavoratori sull’intero territorio nazionale che sono completamente allo sbando, senza aver modo di ricominciare vivendo una bassa stagione innaturalmente prolungata.
La gran parte non sono solo ragazzi ma padri e madri di famiglia con affitti e mutui da pagare, ci sono storie di intere famiglie la cui economia si basa su questo settore e si ritrovano senza alcuna certezza.
Certezze, purtroppo, che la maggior parte delle imprese turistiche non sono in grado di dare, considerando che l’indotto è completamente bloccato. Nelle riaperture di alberghi e ristoranti il lavoro sarà veramente poco e non si riesce con questi presupposti a garantire occupazione per tutti.
Un comparto che negli ultimi anni ha visto registrare un incremento degli arrivi e ha avuto una crescita anche sul tasso occupazione.
Una condizione che dà sofferenza a tutti gli imprenditori del settore che in questo momento vorrebbero fare di tutto per preservare l’interesse dei propri collaboratori.
Ci sono imprenditori che hanno cercato di andare incontro ai propri dipendenti per un senso di responsabilità ma è chiaro che questa situazione non può essere duratura.
C’è stato e c’è ancora estremo bisogno di misure economiche che vadano a sostegno delle famiglie più colpite e rischiano di vivere in situazioni precarie.
Nel nuovo decreto si parla anche il REM, il Reddito di emergenza ma è chiaro che nessun effetto temporaneo può essere un beneficio per chi non ha la possibilità di ricominciare a lavorare .
Il rischio è alto, nonostante la buona volontà di voler rialzare un paese c’è anche la consapevolezza di far fronte a scenari economici impossibili da descrivere in modo ottimista.
Chiediamo che vengano fatte delle estensioni del reddito per tutti i lavoratori stagionali che in questo momento non hanno la possibilità di ricominciare, soprattutto che abbiano effetto duraturo, almeno fino a quando non si vedrà l’inizio di una nuova stagione lavorativa. In questo caso sarebbe opportuno un regime più variegato e meglio impostato di riduzioni fiscali per le assunzioni, in modo tale che l’imprenditore possa riuscire a garantire un tasso occupazionale superiore per la prossima stagione.
Viviamo un settore in cui la risorsa umana è la nostra ricchezza, la nostra priorità, non siamo un modo meccanizzato. Il turismo è fatto soprattutto da persone che lavorano con passione. Uomini e donne che meritano di essere rispettati per il loro lavoro. Sono quelle persone disposte a regalarci sempre un sorriso, disposte a fare il massimo per vedere il nostro volto soddisfatto e che sacrificano i loro affetti più cari durante le varie festività. Queste stesse persone meritano di vivere con dignità e non essere abbandonate. Il lavoro è un diritto che deve includere tutti e quando viene a mancare, lo Stato deve prendersi cura dei propri cittadini.
Nessuno di loro merita di essere abbandonato.
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