Dopo il blocco dei licenziamenti, al momento lasciato invariato al 30 giugno invece del 28 agosto come inizialmente ipotizzato, potrebbero saltare altri 600.000 posti di lavoro. Il pacchetto dedicato al lavoro contenuto nel decreto sostegni bis, infatti, introduce solo una serie di misure di stampo assistenzialistico e politiche passive che non metteranno le imprese italiane nelle condizioni di poter promuovere e sostenere l’occupazione. L’unica agevolazione concreta riguarda lo sgravio contributivo, ma tale intervento consente di coprire solo il 10% del costo del lavoro a carico di un’azienda.
È quanto denuncia il Centro studi di Unimpresa che ha analizzato il testo del decreto sostegni bis approvato giovedì scorso dal consiglio dei ministri e non ancora pubblicato definitivamente sulla Gazzetta ufficiale. «Così non si riparte: le norme contenute del decreto sostegni bis in materia di lavoro, ancora una volta nel solco dei precedenti decreti fin qui adottati anche dal governo Conte, rappresentano pressoché esclusivamente un provvedimento di “politiche passive”. Si tratta di misure che neanche minimamente contribuiscono a rilanciare ed incentivare le imprese e, conseguentemente, a promuovere il lavoro. La diminuzione dell’occupazione è la vera piaga di questa pandemia con 945.000 posti di lavoro persi e altri 300/600.000 pronti a evaporare allo spirare del blocco dei licenziamenti che con un colpo di spugna all’ultimo istante è stato riproposto» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi. «Tutte le risorse di questo decreto sono destinate a finanziare politiche assistenzialistiche che, per quanto necessarie e importanti per sostenere i lavoratori e le loro famiglie, se lasciate “sole”, non serviranno a restituire a queste persone un futuro basato sulla ripartenza delle loro imprese: ne consegue che, esauriti questi ultimi piccoli aiuti, il problema si ripresenterà più forte di prima. E non si può neanche pallidamente pensare che con il contratto di rioccupazione un’azienda assuma a tempo indeterminato un lavoratore solo perché beneficia di sei mesi di sgravio contributivo, poiché tale agevolazione non copre neanche il 10% del costo del lavoro annuo» osserva ancora il consigliere nazionale di Unimpresa.
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