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Dove va la vecchia Europa?

Negli anni 50 del secolo scorso vincitori e vinti del secondo conflitto mondiale ne uscirono tutti con le ossa rotte.

Tra lutti e macerie spuntarono barlumi di saggezza e di speranza. Una gran parte dell’umanità cominciò a porsi la domanda: com’era stato possibile che gli abitanti del piccolo pianeta terra si fossero impazziti al punto di costruire armi potentissime in grado di distruggere l’intera umanità?

In particolare i popoli europei, con comuni radici storiche, culturali e religiose, avevano alimentato incendi immensi e commesso atrocità di ogni genere per ben due volte nel giro di soli 25 anni.

Dopo 5 anni di guerra sembrava che, finalmente, avessero capito che la via per non commettere più nefandezze del genere fosse quella di costituire una Unione solidale tra tutte le popolazioni del continente europeo.

Si iniziò con il mercato unico del carbone e dell’acciaio, poi con l’abbattimento delle barriere per le persone e per le merci, poi con la moneta unica.

A questo punto cominciarono le dolenti note: al centro della politica venne posto il denaro (la finanza, gli affari) e non le persone, i cittadini.

Ai furbetti dei vari Paesi europei se ne aggiunsero altri che, anche a causa della crisi economica mondiale, cominciarono a demolire alcuni valori basilari, a cominciare da quelli naturali e cristiani (introdotti duemila anni fa con la “rivoluzione dell’amore”) per sostituirli con quelli del denaro, del sesso sfrenato, delle droghe, e del … “trallallero, trallarallà”.

Solo i sordi e i ciechi non si accorgono della pericolosità dei segnali interni all’Europa ai quali si aggiungono quelli esterni.

Molti politici oggi si “trastullano” se dire si o no a leggi assurde e aberranti e non si accorgono che l’Italia e l’Europa navigano su una rotta molto pericolosa per tutto il genere umano e che, quindi, bisogna cambiare direzione.

Non ci accorgiamo che l’inquinamento ed i cambiamenti climatici provocano ogni anno più morti di una vera e propria guerra e stanno desertificando vaste aree del Pianeta, costringendo intere popolazioni a fuggire, incuranti dei numerosi pericoli, in cerca di salvezza, verso quei Paesi che sembrano solidali e civili.

Caduti i muri della “cortina di ferro” si era sperato che non si sarebbero più visti muri ma porte aperte e ponti per accogliere i fratelli più sfortunati.

Certo bisogna difendersi dai “malintenzionati” ma per questo è sufficiente una attenta sorveglianza.

Una parte dell’umanità non può più continuare a banchettare mentre fuori delle vetrate ci sono donne, bambini e persone anziane affamate

Se si abbassano gli egoismi c’è “pane e lavoro” per tutti e non solo per i più forti e per i furbi.

Speriamo che, dall’Atlantico agli Urali, i popoli europei, compreso quello della “Grande Russia”, non costruiranno più muri ma, sul nostro piccolo Pianeta, saranno tutti costruttori di pace.

Bruno Latella

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