«L’inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti corre il rischio di aprire una nuova stagione di instabilità economica e commerciale, con conseguenze pesanti per le imprese italiane ed europee. Un’escalation tariffaria potrebbe generare una spirale di ritorsioni che finirebbe per penalizzare tutti gli attori coinvolti, aggravando il rallentamento della crescita globale e comprimendo la competitività delle nostre aziende sui mercati internazionali. A pagare il prezzo più alto sarebbero i settori manifatturiero, agroalimentare e dell’export di eccellenza, colpiti da barriere che minacciano il libero scambio e l’accesso ai mercati di riferimento».
Lo dichiara il vice-presidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, secondo cui «in un contesto già segnato da tensioni geopolitiche, alta inflazione e incertezze finanziarie, è essenziale che prevalga il dialogo tra le grandi economie mondiali, evitando una guerra commerciale dagli effetti imprevedibili. L’Unione europea non può rimanere spettatrice: occorre una strategia coesa per tutelare gli interessi del sistema produttivo europeo e garantire condizioni di concorrenza equa. In questo quadro, il governo italiano ha il dovere di assumersi la responsabilità di guidare un’iniziativa forte a livello comunitario, promuovendo soluzioni condivise e sostenibili che scongiurino il rischio di un’escalation dannosa per la nostra economia».
Secondo il Centro studi di Unimpresa le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano un asset strategico per le piccole e medie imprese italiane, un motore di crescita che garantisce fatturati in continua espansione e un accesso privilegiato a uno dei mercati più ricchi e dinamici al mondo. Gli Usa sono infatti il primo mercato di sbocco extraeuropeo per il made in Italy, con un valore complessivo dell’export che dovrebbe attestarsi a circa 64 miliardi di euro nel 2024. Un flusso commerciale che abbraccia settori chiave dell’economia italiana, dall’agroalimentare alla moda, dalla meccanica alla farmaceutica, fino all’automotive e all’arredo-design. Le pmi italiane trovano negli Stati Uniti un mercato caratterizzato da una forte domanda di prodotti di alta qualità e di manifattura d’eccellenza. L’apprezzamento per il Made in Italy è evidente soprattutto nei settori del lusso, del vino e del food, ma anche nell’industria meccanica e tecnologica, dove l’innovazione italiana è sempre più competitiva. Le imprese tricolori beneficiano di un tessuto economico americano aperto e ricettivo, grazie alla stabilità della domanda e a una capacità di spesa elevata da parte di consumatori e aziende. L’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe rappresentare una minaccia seria per la continuità di questa relazione commerciale. L’inasprimento delle tariffe doganali rischierebbe di colpire in modo particolare le pmi, che spesso operano con margini più ristretti rispetto alle grandi multinazionali e che avrebbero maggiori difficoltà ad assorbire il rincaro dei costi di esportazione. Le barriere tariffarie, unite a eventuali complicazioni burocratiche e logistiche, potrebbero rallentare o addirittura interrompere l’accesso delle imprese italiane al mercato americano, con ricadute significative in termini di fatturato e occupazione.
«In questo scenario, è dunque fondamentale che il governo italiano e l’Unione europea agiscano in maniera tempestiva per difendere gli interessi delle pmi e del sistema produttivo nazionale. Un’azione coordinata a livello diplomatico e commerciale può evitare l’inasprimento delle tensioni e garantire che il libero scambio con gli Usa resti un pilastro dello sviluppo per le imprese italiane. Allo stesso tempo, le aziende devono continuare a investire in innovazione, digitalizzazione e strategie di internazionalizzazione, per rafforzare la loro competitività e diversificare i mercati di riferimento. L’export verso gli Stati Uniti è troppo importante per essere compromesso da scelte protezionistiche e da guerre commerciali. Salvaguardarlo significa proteggere il futuro di migliaia di imprese italiane e garantire la crescita di un settore che rappresenta uno dei fiori all’occhiello della nostra economia» aggiunge Spadafora.
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