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Economia da pandemia – Il cambio di paradigma.

di Giuseppe Spadafora

La pandemia Covid 19 ha mostrato tutte le fragilità dei sistemi che regolano la vita sociale ed economica del mondo.

In questa era governata dalla tecnologia, dove ormai è certo che entro un paio di decenni assisteremo alla creazione di una colonia umana su Marte, pensavamo che il mondo industrializzato fosse in grado di affrontare qualunque emergenza. Figuriamoci un semplice virus.

Ebbene, il covid 19 ha mostrato l’esatto contrario. Il mondo industrializzato ed interconnesso, non ha saputo affrontare un virus. Tutta la tecnologia esistente non ha ancora fermato ed evitato centinaia di migliaia di morti e mentre sto scrivendo non sappiamo se i morti saranno milioni.

E’ mai possibile che nel 2020 gli scienziati non siano in grado di fornire una soluzione?

Partendo esattamente da questo quesito, è possibile rilevare le fragilità del sistema che governa il mondo.

Partiamo dalla tecnologia. Siamo in quella che convenzionalmente viene definita la quarta era industriale. La tecnologia si è spinta ormai verso traguardi che fino a dieci anni fa sembravano inarrivabili. Eppure ormai si parla di intelligenza artificiale governata da computer quantistici e anche se siamo all’alba di questi nuovi sistemi, ne conosciamo le potenzialità. Velocità di calcolo inimmaginabili consentiranno la gestione di macchine e sistemi complessi per il governo automatizzato di intere città. Ma la tecnologia che abbiamo non ha evitato migliaia di morti e milioni di nuovi poveri. Il massimo che stanno facendo è utilizzarla per applicazioni che monitoreranno i nostri spostamenti e la nostra salute.

Cambiamo per un attimo capitolo e spostiamoci a valutare la questione economica. Il ventunesimo secolo ha mostrato drammaticamente la fragilità dell’economia. Immanuel Wallerstein, uno dei massimi storici americani di sociologia economica, e come lui premi nobel del calibro di Joseph Stiglitz ma anche altre eminenze in questo campo come Stephen Roach e Amartya Sen, pur approcciando il problema da punti di vista differenti, affermano tutti che ci troviamo in un periodo di “stagnazione del sistema mondo”. Tutti questi personaggi pensano che l’economia negli ultimi 70 anni abbia condizionato negativamente la società ed abbia creato le basi per le disparità e la polarizzazione dei profitti verso pochi a scapito dei tanti. In sintesi il sistema capitalistico così come è stato concepito un secolo addietro, oggi ha mostrato i propri limiti e le aberrazioni cui assistiamo in questi giorni dove milioni di persone, causa Covid 19, si sono ritrovate catapultate dalla sera alla mattina nella povertà assoluta.

Ebbene, cosa possiamo trarre da queste considerazioni. Mio parere è che se la politica non saprà adottare quel cambio di paradigma necessario ad evolvere il sistema dell’economia verso una più corretta polarizzazione della ricchezza, vivremo un periodo di anarchia i cui prodromi si sono già mostrati.

I gilet gialli francesi, le manifestazioni anarchiche di Torino di questi giorni e le migliaia di persone in strada negli Stati Uniti sono la punta dell’iceberg. Questo è il momento di cambiare le regole dell’economia e le scelte dei Governi di oggi avranno un riflesso diretto sulla società.

Ora più che mai nel passato l’impatto delle scelte adottate avrà un riflesso immediato sulla popolazione e se non saranno prese misure per contenere la pressione sociale assisteremo a cambiamenti epocali dei sistemi democratici.

Il quadro è abbastanza chiaro, è necessario riformare il pensiero e le azioni politiche versa una sintesi risolutiva dei bisogni primari delle persone. Purtroppo, tutte le teorie sentite in questo periodo hanno un limite. “si arenano sul terreno dei persistenti bisogni umani, dove la scienza pur avendo le potenzialità per creare un mondo privo di conflitti troverà come ostacolo l’agire umano che invece utilizza i conflitti per perseguire i propri fini ,cit.” . GS

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