“Il fallimento del globalismo economico-finanziario e lo sfaldamento degli equilibri geopolitici del post guerra fredda, aggravato dagli effetti devastanti della pandemia, ancora in corso, preludio angosciante di nuove epidemie, ora quiescenti, della aberrante guerra russo-ucraina, dell’ appannamento della leadership USA e, a fronte, della emergente e minacciosa leadership cinese sullo scacchiere mondiale, a partire dall’area del Pacifico, ha confermato la crisi degli assetti politico-istituzionali delle democrazie occidentali, in particolare delle fragili democrazie parlamentari, come la nostra. Che la riforma della costituzione del 1948 fosse urgente e necessaria, proprio negli assetti istituzionali, preservandone in toto i principi fondamentali e l’impianto delle garanzie costituzionali, è stato avvertito e denunziato da almeno un trentennio, in particolare dalla fine drammatica della prima repubblica. Tutti i numerosi e parziali tentativi sono stati condannati all’insuccesso: dalle commissioni bilaterali ai referendum, ultimo quello promosso da Matteo Renzi. Con qualche improvvida pseudo-riforma, come il taglio dei parlamentari, che ha aggravato il quadro istituzionale e mortificato la rappresentatività parlamentare. Tranne le solite polemiche faziose di queste ultime ore, sul tema del presidenzialismo, Unimpresa paventa che neppure in questa occasione elettorale, che si annunzia ancor più demagogica e populista della precedente del 2018, possa trovare posto, sul tema ormai ineludibile della riforma costituzionale, un confronto, serio e costruttivo, tra i partiti, almeno su due aspetti: il superamento del tabù sulla intangibilità della costituzione del 1948 e l’impegno a tenere un referendum confermativo, comunque, anche se la riforma fosse votata, nella seconda votazione, in entrambe le Camere, da una maggioranza di due terzi, come previsto dall’art. 138 della Costituzione. Eppure basterebbe che i vertici dei partiti, che si candidano a governare, si rileggessero e riflettessero sui contenuti del memorabile e preveggente messaggio sulla riforma costituzionale che l’indimenticabile presidente Francesco Cossiga indirizzò al Parlamento, nel giugno 1991. E ne traessero, nel rispetto del corpo elettorale, sapienza politica, suggerimento e consiglio”. Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro.
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