“Nella conferenza stampa di fine mandato e alla vigilia dell’ultimo girone infernale di campagna elettorale – una settimana, la prossima, prevedibilmente incandescente e con nuovi colpi di scena! – il premier uscente ha tenuto il più politico dei suoi interventi pubblici, dal febbraio 2021, evitando di ricadere in alcune ingenuità tattiche, strumentalizzate ad arte dai partiti della
sua ondivaga e contraddittoria ex maggioranza di unità nazionale. Un intervento di impronta degasperiana, da riserva della Repubblica e da servitore dello Stato democratico, che non ha concesso niente, neppure un cenno, alla partigianeria partitica, ma tutto al senso della realtà e alle condizioni minime per affrontare le emergenze del nostro paese, nell’immediato e a medio termine, fiducioso anche nella capacità di reazione del popolo italiano e dell’Italia alle intromissioni straniere. Unimpresa gli esprime pubblico apprezzamento e sincera gratitudine per il lavoro svolto, in mezzo a mille difficoltà, nonché per l’inequivocabile chiarezza di tutte le sue considerazioni, che hanno messo i partiti, nessuno escluso, di fronte alle loro responsabilità, passate, presenti e, in particolare, future. Esponendo, infatti, le condizioni minime, destinate ai futuri governi, da chiunque presieduti, essenziali per la salvaguardia della nostra identità e sicurezza nazionale, ha seccamente sgombrato il campo da un ricorrente feticcio delle polemiche elettorali: l’alibi-Draghi. Un alibi, utilizzato dai nemici nelle polemiche contro il banchiere-intruso e, ancor più, dai sedicenti amici-sostenitori, che si son fatti scudo di quell’alibi per coprire la propria vacuità politica. Non ci sarà un secondo mandato di Mario Draghi! I partiti e le coalizioni, vincenti o meno, dovranno vedersela da soli! E, pertanto, ha precisato le linee-guida per non far affondare la barca Italia: il saldo ancoraggio all’alleanza atlantica, senza più i subdoli sbandamenti dei pupazzi, prezzolati o meno, verso regimi, totalitari e autocratici, come la Russia e la Cina; il sostegno, senza se e senza ma, alla guerra di liberazione dell’Ucraina; la scelta di uomini, nel futuro governo, che siano di garanzia, per le istituzioni europee, di piena collaborazione, nel campo economico-finanziario; la difesa degli equilibri di bilancio, senza ulteriori scostamenti; l’attuazione del Pnrr, da ritoccare, solo se necessario, senza rischiosi stravolgimenti; una posizione coerente sul Patto di stabilità, in raccordo con gli altri paesi membri fondatori dell’Unione. Questa, in estrema sintesi, l’eredità civile, etica e politica che lascia Draghi, con la quale vincitori e vinti del 25 settembre si dovranno misurare, senza avere più scorciatoie, pretesti e strumentali diversivi”. Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro.
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