«Un tema chiave, in questa fase, è il costo dell’energia: l’aumento dei prezzi di gas, carburanti ed energia elettrica ha conseguenze importanti sull’inflazione, quindi serve un tetto al prezzo, un price-cap, e serve immediatamente. E si devono coordinare i governi di tutta l’Unione europea. La politica della Bce, insomma, non è sufficiente in questa situazione e va coordinata con interventi sull’economia, sull’economia reale, altrimenti c’è il rischio che si producano effetti opposti e lo abbiamo visto: in pochi giorni, l’annuncio del rialzo dei tassi ha messo in difficoltà la gestione di molte finanze statali, a cominciare dalla nostra». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «In questi giorni ci sono state molte considerazioni, osservazioni, anche critiche, nei confronti delle scelte della Banca centrale europea, che prima ha alzato i tassi d’interesse e poi, vista la reazione sulle finanze pubbliche di alcuni paesi, Italia compresa, è corsa ai ripari promettendo sostegni ai governi dell’area euro. Un nuovo whatever it takes, la replica di quello lanciato da Draghi a luglio 2012. In un quadro così difficile per l’economia, la politica dei tassi della Banca centrale europea, da sola, non basta: non può essere l’unica leva, l’unico mezzo per rilanciare la ripresa economica. La risposta dei mercati, insomma, è stata chiara: le decisioni non possono essere prese solo per salvaguardare la stabilità monetaria, dell’euro, ma dobbiamo guardare a tutto: bisogna aiutare direttamente le famiglie, le imprese, i lavoratori, i pensionati. Dobbiamo preoccuparci dei soggetti più deboli, di chi è più colpito da questa situazione: sono 6 milioni le famiglie in condizione di povertà totale, stando agli ultimi dati Istat» aggiunge Spadafora.
Quanto agli effetti sul mercato creditizio rispetto all’aumento dei tassi d’interesse annunciato dalla Bce, secondo il Centro studi di Unimpresa, «si potrebbero registrare effetti positivi sui prestiti bancari. In teoria, le banche potrebbero guadagnare di più, coi tassi più, erogando prestiti. Nei fatti, è da ritenersi improbabile un aumento del credito: ciò perché le banche stanno rinunciando alla loro attività tradizionale, perché preferiscono guadagnare dalla vendita di prodotti finanziari e dalle commissioni. Il modello di business è cambiato anche per la stessa Bce che ha imposto regole rigidissime. C’è da augurarsi che i tassi sui conti correnti, oggi a zero, possano cominciare a salire, anche per limitare l’impatto di quella tassa occulta, cioè l’inflazione, che erode il potere d’acquisto anche dei risparmi che non hanno rendimenti per i correntisti».
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