Si può inneggiare alla difesa della propria identità e contemporaneamente, nei fatti, rinnegarla? Si può parlare di valori quali l’emancipazione, la libera circolazione, la difesa dei diritti anche se purtroppo confusi con desideri egoistici, e di fatto calpestarli?
Parrebbe una provocazione ingenua e fuori luogo, tanto è contraddittoria in se stessa. Eppure la realtà supera i fatti. Non la fantasia, bensì la realtà.
Le immagini della repressione messa in atto dalla civilissima Europa nei confronti di chi fugge dalla guerra, dalla povertà e dalla morte certa, sono di quelle che tolgono il respiro o l’appetito per chi le guarda durante i telegiornali mandati in onda ad orario di pranzo.
Altro che accoglienza opposta all’integralismo, libertà come contraltare ai totalitarismi dei terroristi, forse sarebbe più giusto dire il “nulla” rispetto alla follia e la disumanità come reazione all’umanità.
Unimpresa non può tacere e non può essere sorda rispetto al pianto dei bambini, delle donne e degli uomini che nel tentativo di sfuggire alla violenza ne incontrano altra. La Chiesa è sempre stata profetica e la Dottrina sociale, che è fonte di ispirazione per Unimpresa, nei suoi documenti ha avuto visioni lungimiranti che, alla luce dei fatti odierni, fa comprendere quanto sia cieco non darle credito.
Giovanni XXIII l’11 aprile 1963 nell’Enciclica Pacem in terris affrontava, riconoscendone il legme, il rapporto tra la pace e i profughi politici, un “fenomeno che ha assunto proporzioni ampie e che nasconde sempre innumerevoli e acutissime sofferenze. Esso sta purtroppo a indicare come vi sono regimi politici che non assicurano alle singole persone una sufficiente sfera di libertà, entro cui al loro spirito sia consentito respirare con ritmo umano; anzi in quei regimi è messa in discussione o addirittura misconosciuta la legittimità della stessa esistenza di quella sfera”.
Giovanni Paolo II nella Sollicitudo rei socialis, il 30 dicembre 1987, elenca tre piaghe del mondo che già descrivevano l’oggi: il commercio indiscriminato di armi, i milioni di profughi e il terrorismo. A proposito dei profughi dichiara: “una piaga tipica e rivelatrice degli squilibri e dei conflitti del mondo contemporaneo: i milioni di rifugiati, a cui guerre, calamità naturali, persecuzioni e discriminazioni di ogni tipo hanno sottratto la casa, il lavoro, la famiglia e la patria. La tragedia di queste moltitudini si riflette nel volto disfatto di uomini, donne e bambini, che, in un mondo diviso e divenuto inospitale, non riescono a trovare più un focolare”.
Forse oggi è più semplice comprendere per quale motivo l’Europa non ha voluto riconoscere le proprie radici cristiane nella costituzione, molto probabilmente non poteva perché essa stessa non le conosce più, e i risultati si vedono per noi europei e si sperimentano per chi cerca di entrarci. Un brutto risveglio al quale però non bisogna arrendersi e che impegna tutti a rimboccarsi le maniche per ricostruire dalle macerie. Unimpresa c’è.
Alfonso D’Alessio
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