Pesano disdette e cancellazioni, con punte all’80%. Il vicepresidente: «Scenario di guerra, torniamo agli anni 50, servono stanziamenti a fondo perduto»
Il Coronavirus apre un buco da 8,2 miliardi di euro per il settore del turismo e dei comparti collegati, a causa delle disdette per la prossima estate causate con punte che sfiorano l’80%. Il business delle vacanze corre il rischio di andare incontro a un profondo rosso nei prossimi mesi: 2,3 miliardi di euro in meno di fatturato per chi gestisce alloggi, 2,1 miliardi in meno per ristoranti e bar, 999 milioni in meno per il comparto agroalimentare, 1,4 miliardi in meno per l’area dell’abbigliamento e delle calzature, 1,3 miliardi in meno per attività ricreative e trasporti. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi di Unimpresa secondo il quale le stime di perdita del fatturato sono legate a una mancanza di presenze turistiche sul territorio italiano di circa 90 milioni (53 milioni di italiani e 36 milioni di stranieri) di cui 42 milioni in strutture ricettive e 48 milioni in abitazioni private: conseguentemente, mancheranno 8,2 miliardi di consumi, di cui 4,3 miliardi degli italiani e 3,9 miliardi di turisti stranieri. «Siamo di fronte, dal punto di vista economico, a uno scenario di guerra. Dopo il lockdown, il turismo ripartirà come negli anni 50 e 60, ragion per cui bisognerà puntare necessariamente alla domanda interna al cosiddetto turismo domestico» commenta il vicepresidente di Unimpresa.
Pesano, sui crolli del fatturato, le disdette e le cancellazioni. Ecco i dettagli, frutto di elaborazioni del Centro studi di Unimpresa su dati dell’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio, il 77% delle imprese del settore alberghiero ha registrato disdette delle prenotazioni, seguito dal settore extralberghiero con il 65,2% delle imprese che ha ricevuto annullamenti. Gli effetti della pandemia hanno colpito tutto il Paese, con percentuali di cancellazioni sopra la media per le zone del Nord Est e del Nord Ovest dell’Italia. A marzo nel Nord Est si è arrivati a una percentuale di disdette sulle prenotazioni del 78%, nel Nord Ovest dell’80%, nel Centro Italia del 76% e nel sud e le isole del 68%. Nel mese di aprile nel nord est si è arrivati a una percentuale di disdette sulle prenotazioni del 63%, nel nord ovest del 62%, nel centro Italia del 58% e nel sud e le isole del 61%. Per le festività Pasquali, per i ponti e poi per l’estate, a subire il calo più pesante sono state le imprese ricettive del Sud e delle isole. Il 1° maggio il Sud e le isole hanno registrato il 62% di disdette sulle prenotazioni, il Centro Italia il 50% di disdette, il Nord Ovest il 58% e il Nord Est il 56% di disdette sulle prenotazioni. Per il periodo giugno–agosto il Sud e le Isole hanno registrato il 50% di disdette sulle prenotazioni, il Centro il 37% di disdette, il Nord Ovest il 40% e il nord est il 36% di disdette sulle prenotazioni. Dopo l’individuazione di zona rossa di tutto il territorio nazionale, il turismo a marzo ha registrato il 75% di disdette sulle prenotazioni, ad aprile il 61%, per le festività Pasquali il 67%, per il 25 aprile il 60%, per il 1° maggio il 57% e per l’estate il 40% delle disdette sulle prenotazioni. Le imprese del settore, con l’inizio del corona virus, stimavano già una perdita di fatturato complessiva del 60% circa, cosi suddivisa: marzo -78,9%, aprile – 59,5%, estate -36,9%. La più alta stima di perdita del fatturato si è avuta nel Sud e le isole con il 67% circa.
Secondo il vicepresidente di Unimpresa «occorre abbassare i costi, prevedere l’intervento delle regioni con contributi a fondo perduto per le famiglie che prenotano un soggiorno di almeno cinque giorni, tagliare le tariffe dei trasporti aerei e dei collegamenti con le isole. Le regioni con un alto tasso di internazionalità turistica riscontreranno grosse difficoltà a causa della mancata presenza degli stranieri e in alcuni casi si potrebbero addirittura azzerare i flussi».
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