Affidarsi alle agenzie investigative per reclutare le 60.000 guardie civiche che il governo vuole utilizzare su tutto il territorio nazionale al fine di tenere sotto controllo la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus.
Unimpresa propone di utilizzare le “Aziende nazionali di servizi investigativi privati” che, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale 269 del 2010, sono autorizzate a svolgere proprio attività da “guardie civiche”. Tale indicazione è espressamente prevista, peraltro, dai codici Ateco «80» relativi ai servizi di vigilanza privata (80.1), ai servizi connessi ai sistemi di vigilanza (80.2) e ai servizi investigativi privati (80.3).
La proposta di Unimpresa volta al reclutamento di personale qualificato per la vigilanza al distanziamento sociale può diventare l’occasione per sostenere figure professionali alle prese con difficoltà economiche, attraverso l’istituzione di nuove opportunità lavorative.
Il piano di Unimpresa muove da cinque punti fondamentali che riguardano il profilo delle figure professionali che operano come «Guardie di sicurezza sussidiaria»: sono censite in tutte le Prefetture d’Italia secondo l’appartenenza territoriale; hanno una adeguata formazione, specifica per rapportarsi in modo corretto con la popolazione; sono lavoratori esperti e qualificati: hanno quindi gli strumenti per riuscire nell’intento di evitare assembramenti, senza esasperare gli animi dei cittadini e dei titolari degli esercizi commerciali; oltre alla formazione specifica, hanno anche l’esperienza adeguata per evitare possibili tafferugli; sono provviste di copertura assicurativa e contributiva.
«Gli Italiani hanno dato straordinaria prova di sé, nei mesi del lockdown. Vanno richiamati con eguale pressione e premura al rispetto delle nuove regole da professionisti e non da volontari, che potrebbero essere addirittura controproducenti» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Paolo Lecce, secondo cui «l’idea di far indossare una “pettorina” a persone per nulla formate al delicatissimo compito di controllare e dissuadere il prossimo, è di una leggerezza che sconfina nella sconsideratezza. Abbiamo la convinzione che esasperare gli animi con multe e controlli effettuati da volontari inesperti, rischia di provocare reazioni imprevedibili da parte dei cittadini e commercianti. Quest’ultimi, infatti, si troverebbero stretti tra l’essere i controllori degli assembramenti e i controllati per gli assembramenti, con rischio multe annesso».
Secondo il consigliere di Unimpresa «occorre considerare che tra la popolazione vi sono anche persone talmente preoccupate del virus Covid-19, che trascorrono il tempo ad individuare qualcuno da mettere all’indice, spesso pubblicando immagini di assembramenti sulle piattaforme social, alimentando sterili polemiche, in particolare nei confronti dei giovani, dei commercianti e degli amministratori locali. Non si tratta di difendere la movida e tanto meno comportamenti sconsiderati, che vanno pesantemente sanzionati, ma attraverso il lavoro di professionisti e non di volontari incapaci di gestire le situazioni anche meno complesse. In Italia sono censite oltre 3.000 aziende che si occupano di “sicurezza”; sono le stesse aziende che, nel rispetto della normativa, depositano, ogni anno, allo Stato una cauzione, in media di 100.000 euro».
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