Il consigliere nazionale: a rischio fino a 800.000 lavoratori dipendenti. Servono anchemisure per le imprese che salvaguardano i livelli occupazionali
“Prorogare gli ammortizzatori sociali fino al 31 dicembre e dare un sostegno alle imprese che salvaguardano i livello occupazionali”. Sono le due richieste avanzate dal consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi, contenute in un documento che verrà inviato al governo e al Parlamento. Secondo Assi “occorre prorogare gli ammortizzatori sociali per emergenza Covid a tutto il 31 dicembre 2020, ammortizzatori esauriti per la quasi totalità delle aziende che hanno utilizzato interamente le 18 settimane messe a disposizione del governo a fronte di un divieto di licenziamento di 25 settimane e, se la matematica non è un’opinione, il governo impone alle aziende di tenersi obbligatoriamente i lavoratori per 7 settimane senza offrire loro uno strumento e lasciando di fatto i lavoratori senza lavoro e senza sostegno”.
A giudizio del consigliere nazionale di Unimpresa, poi, “bisogna dare un sostegno tangibile e reale per tutte quelle imprese che “coraggiosamente” hanno deciso di provare a ripartire e che vogliono salvaguardare i livelli occupazionali e pertanto non licenziare e mantenere i propri dipendenti: sovvenzionare le aziende per un periodo di 12 mesi dalla ripresa dell’attività lavorativa contribuendo nella misura dell’80% al pagamento dei salari e stipendi, esattamente quanto previsto dall’art. 60 del decreto Rilancio rendendolo semplicemente operativo a distanza di quasi tre mesi dal suo varo”.
Nel documento di Assi viene spiegato che “siamo a metà luglio e l’autunno più caldo degli ultimi decenni è ormai alle porte. Il 2020 rischia di portare un calo tra i 500mila e gli 800mila occupati nel mondo del lavoro dipendente, senza considerare la perdita di lavoro degli “indipendenti” ovvero migliaia di professionisti, imprenditori e partite iva che potrebbero vedersi costretti entro la fine dell’anno a gettare la spugna e che secondo le prime stime potrebbero segnare solo loro un calo degli occupati che va dal -2,1% al – 3,6% che si aggiungerebbe alle perdite dei posti di lavoro del mondo dei “subordinati” e che vedrà i comparti del turismo e dell’industria tra i più colpiti da un punto di vista occupazionale.
Unimpresa chiede ancora una volta a gran voce un intervento immediato da parte del governo al fine di porre un freno immediato a quella che potrebbe rilevarsi un’emorragia senza fine di posti di lavoro a partire dal 17 agosto 2020 ovvero non appena cadrà il divieto imposto alle imprese di licenziamento, divieto che di fatto ha danneggiato tanto le imprese che si sono viste costrette a continuare a sostenere una parte di costi in un momento di fermo totale, quanto soprattutto i lavoratori a cui è stato vietato l’accesso all’unico vero sostegno esistente ovvero la Naspi che avrebbe consentito di ricevere puntualmente e soprattutto con degli importi certamente più dignitosi (75% della retribuzione) degli spiccioli ricevuti (per alcuni non ancora ricevuti) dalla cassa integrazione che ha elargito a milioni di lavoratori la modica cifra di € 5,76 lorde all’ora (pari a circa 4,40 nette) ovvero appena il 40%”.
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