A Castellammare di Stabia la riunione del Comitato di presidenza dell’associazione per l’insediamento del nuovo segretario generale che ha messo in fila i «quattro i nodi “gordiani” da sciogliere per salvare il prezioso tessuto produttivo delle piccole e medie imprese italiane dalla catastrofe autunnale: la crisi della liquidità, la giungla degli adempimenti fiscali, la deburocratizzazione e il potenziamento della digitalizzazione del settore». Tra gli interventi, quelli del presidente onorario Paolo Longobardi e del presidente Giovanna Ferrara.
«Quattro sono i nodi “gordiani” da sciogliere per salvare il prezioso tessuto produttivo delle piccole e medie imprese italiane dalla catastrofe autunnale: la crisi della liquidità, la giungla degli adempimenti fiscali, la deburocratizzazione e il potenziamento della digitalizzazione del settore». È quanto sottolineato dal neo segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro, oggi a Castellammare di Stabia, nel corso della riunione del Comitato di presidenza di Unimpresa.
Secondo Lauro «la drammatica fragilità finanziaria delle piccole e medie imprese italiane, con il rischio, in autunno, di una mortalità del 40% delle prime e del 30% delle seconde, come paventato contemporaneamente dall’Ocse, da Bankitalia e dalla Commissione Europea, sta mettendo in pericolo l’intero sistema economico italiano, perché quel prezioso tessuto produttivo, che contribuisce per il 70% al valore aggiunto dell’economia nazionale, ne ha garantito il successo, dal secondo dopoguerra, e ne ha caratterizzato significativamente l’originalità, verso il resto del mondo (il celebrato Made in Italy), tramite l’inventiva, l’innovazione e la creatività di centinaia di migliaia di imprenditori, nonché di artigiani di eccellenza, presenti sull’intero territorio nazionale.
Per tali ragioni, Unimpresa si batterà affinché una parte significativa delle risorse del Recovery Fund possano essere indirizzate alle PIM, nelle modalità da definire, al fine di evitare la desertificazione del settore». A giudizio del segretario generale di Unimpresa «che l’ordinamento fiscale italiano, rispetto a quello degli altri paesi dell’Unione, sia il più pesante, il più aggressivo, il più ingiusto, il più contraddittorio e il più punitivo, per tutti i cittadini onesti e, in particolare, per le pmi, non stupisce più nessun imprenditore, nessun artigiano, nessun commerciante. Le piccole e le medie imprese si sono mosse, fino a ieri, a stento, in una giungla fiscale di adempimenti locali, regionali e statali. Hanno sempre subito una pressione fiscale inaccettabile, che spesso ha demoralizzato e non incentivato lo spirito di impresa. Un’autentica corsa ad ostacoli, che ha falcidiato i pochi utili, quando c’erano. Questa anomalia fiscale italiana ha mortificato i cittadini e gli imprenditori, fiscalmente onesti, e ha incentivato il nero e l’evasione fiscale. La crisi pandemica, azzerando le entrate, ha fatto esplodere le contraddizioni del nostro sistema fiscale. Infatti, sono rimasti inalterati gli adempimenti a carico delle aziende. Il governo ha varato, a singhiozzo, dei rinvii degli adempimenti, che si stanno cumulando negli ultimi quattro mesi dell’anno, creando una miscela esplosiva che potrebbe costringere molti a gettare la spugna. Unimpresa continua a proporre, per le pmi, un azzeramento, anche parziale, dei debiti fiscali, sia diretti che indiretti, nonché la proroga dei residui almeno al 2021. Il fallimento delle aziende si tradurrebbe in un buco spaventoso nelle entrate dello Stato, difficilmente compensabile. Se fosse fondata la volontà del governo di varare una riforma organica dell’ordinamento fiscale, annunziata da tutti i governi e mai realizzata, Unimpresa si farà portatrice di proposte concrete per contribuire ad inaugurare, anche per le pmi, partendo da zero, un fisco equo e giusto, che stimoli lo spirito di impresa e non lo debiliti».
Quanto alla deburocratizzazione e al decreto semplificazione, Lauro ha detto che «prima di varare i tre decreti economici, il governo avrebbe dovuto varare, in premessa, come architrave, quello della semplificazione. E, comunque, almeno inserire in apertura dei decreti norme di semplificazione, chiare, semplici, leggibili e applicabili. Non è stato così, per cui la poca incisività, i ritardi, le contraddizioni e, non di rado, l’inapplicabilità delle misure economiche è stata causata dalla solita burocratizzazione e farraginosità delle norme e delle procedure. Finalmente il governo ne ha preso atto (miracolo!) ed ha varato un decreto “ad hoc”, salvo intese (ancora?), per cui le norme restano ancora indefinite. Sono norme “ballerine”. Dall’analisi di quanto partorito, tuttavia, si può già proporre al governo una prima modifica, un nuovo titolo: non decreto semplificazione, ma decreto “complicazione”».
In relazione al potenziamento della digitalizzazione del settore, secondo il segretario generale di Unimpresa «le pmi, spina dorsale della nostra economia (generano il 70% del valore aggiunto complessivo), hanno bisogno di una rapida “rivoluzione culturale” nell’approccio alla digitalizzazione. Potenziare e rafforzare la cultura, la formazione e le infrastrutture informatiche delle aziende, superando gli attuali livelli di insufficienza e di eterogeneità, sarà determinante non solo ai fini della sopravvivenza, ma per rilanciare le proprie attività trasformando, radicalmente, grazie alla spinta digitale, i propri modelli di business. La trasformazione digitale rappresenta anche la strategia più idonea per acquisire nuove competenze, per creare siti web adeguati, per cimentarsi nel marketing digitale, per utilizzare il lavoro a distanza, per fare pubblicità on line, per garantire la sicurezza aziendale e per avere una propria piattaforma e commerce, potendosi così proiettare sui mercati esteri. Si tratta di un processo irreversibile: chi non si adeguerà, uscirà definitivamente di scena».
Durante la riunione del comitato di presidenza, aperta dagli interventi del presidente onorario Paolo Longobardi e del presidente Giovanna Ferrara, si è formalmente insediato il nuovo segretario generale, Raffaele Lauro, nominato lo scorso 8 luglio.
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