Il presidente di UnimpresaPol: «Per il distanziamento sociale usare gli addetti alla sicurezza»
«La chiusura delle discoteche genera un ulteriore, enorme danno al flusso di denaro che in questo periodo invece circolerebbe allegramente ed invece tale allegria viene soggiogata dalla incapacità ormai evidente, conclamata e diciamolo: declamata da tutti, dell’attuale governance italiana. La decisione è stata sicuramente una delle scelte più sbagliate del governo che in più occasioni ha dimostrato di non essere in grado di fronteggiare la crisi pandemica ed economica conseguente all’emergenza Covid-19».
Lo dichiara il presidente di UnimpresaPol, Paolo Lecce, osservando che per «si dovevano rafforzare i controlli per il distanziamento sociale necessari per garantire la continuità economica del Paese. Si continua ad ignorare che in Italia esiste una filiera, in questo ambito, assai rilevante per gli addetti al controllo in ogni settore ed evento; le associazioni di categoria come UnimpresaPol, hanno da tempo portato all’attenzione del Viminale che esiste nel nostro Paese un “esercito italiano” di 500.000 persone adeguatamente preparate e professionalmente dotate per adempiere ai controlli all’interno di quelle attività laddove attualmente si necessita dell’osservanza sul distanziamento sociale e per far rispettare le norme dettate dal Ministero della Salute. Parliamo del personale e delle aziende del settore investigativo privato rispondenti al codice Ateco 80, personale di polizia sussidiaria, agenzie investigative e di vigilanza, eppure questo settore continua ad essere letteralmente snobbato dalla politica nazionale a danno della ciclicità economica del Paese».
In un documento pubblicato sul sito di Unimpresa, Lecce spiega che «non era bastato dunque il periodo di lungo svantaggio e di perdita economica del settore dell’intrattenimento in particolare quello giovanile; ora, oltre alle più svariate difficoltà già in essere, le discoteche dopo che si erano alacremente adoperate per riaprire in tempi brevi e in osservanza di tutte le normative vigenti e utilizzando le poche risorse economiche, si ritrovano di nuovo a chiudere.
La decisione repentina del Governo, per questo settore che genera un indotto economico di tutto rispetto e che alimenta sensibilmente e soprattutto in questa estate post Covid il pil nazionale, è arrivata a margine di (fra l’altro) pochi contagi in più. La colpa è stata attribuita alla movida, tutta colpa dei giovani “disgraziati” che non indossano le mascherine e non osservano il distanziamento sociale. Facile tuonare contro i ragazzi ed è come sparare sulla Croce rossa durante la guerra. Ma qui la guerra non è più solo contro il Covid, ma anche contro la crisi economica che sta affondando il Paese e centinaia di migliaia di persone che operano in ogni settore di attività. Tutto invece, è causa di un Governo che agisce “di pancia” come nella migliore tradizione grillesca e non ragiona attentamente prima di prendere le dovute decisioni».
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