Estendere l’applicazione del superbonus edilizio al 110% fino al 31 dicembre 2023, termine minimo indispensabile per consentire la giusta programmazione dei cantieri più importanti. È la prima di cinque richieste che Unimpresa avanza al governo in relazione al decreto rilancio, ora all’esame del Parlamento per la conversione in legge. Le altre quattro richieste sono volte a consentire l’utilizzo immediato dei crediti d’imposta derivanti da Ecobonus e Sismabonus o dallo sconto in fattura al fine di non incidere ulteriormente sulla liquidità delle imprese e permettendo che la cessione sia presente nel cassetto fiscale più volte all’anno e non solo a marzo. Unimpresa chiede poi di eliminare la condizione di destinazione ad abitazione principale degli edifici unifamiliari per l’applicazione dell’Ecobonus potenziato, ma permettere l’applicazione anche alle abitazioni secondarie. Sarebbe poi opportuno cancellare il rispetto dei criteri ambientali minimi (Cam) per i materiali utilizzati nei lavori agevolati con l’Ecobonus al 110%, trattandosi, per lo più, di prodotti costosi e di difficile reperibilità, la cui obbligatorietà rischia di rallentare i lavori e di incrementarne i costi di realizzo. E, infine, andrebbe chiarito l’uso dei prezzari riconosciuti dal Ministero dello sviluppo economico per l’asseverazione della congruità delle spese sostenute.
«Il superbonus, così come strutturato nel decreto rilancio, prevedendo una detrazione fiscale del 110%, nonché lo sconto in fattura e la possibilità di cedere alle banche il credito corrispondente alla detrazione, consentirà la realizzazione degli interventi di riqualificazione energetica e messa in sicurezza antisismica a costo zero» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Cristiano Minozzi. «Il decreto ammette al superbonus solo i soggetti Irpef. Sono quindi esclusi tutti gli immobili di impresa, che invece sarebbe utile riqualificare dal punto di vista energetico e mettere in sicurezza. L’ecobonus potenziato, poi, è limitato alle abitazioni principali ed è esteso alle seconde case solo se facenti parti di condomìni. Se, da una parte, i limiti rispondono ad esigenze di coperture, dall’altra non soddisfano l’esigenza di riqualificazione di tutto il patrimonio edilizio esistente. Anche la scadenza del superbonus, fissata al 31 dicembre 2021, non è considerata idonea. Prima che le misure diventino operative, è necessaria la conversione in legge del Decreto Rilancio e l’adozione dei provvedimenti attuativi da parte dell’Agenzia delle Entrate. A questi tempi tecnici, si aggiungono quelli per la delibera degli interventi e solo successivamente si potranno iniziare i lavori» aggiunge Minozzi.
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