L’analisi, basata su dati della Banca d’Italia, prende in esame l’andamento delle finanze statali negli ultimi 12 mesi. Analizzando nel dettaglio i comparti “sani” della pubblica amministrazione, spiccano anzitutto i risultati delle regioni: dai 37,9 miliardi di settembre 2013, il deficit di bilancio è sceso di 4,06 miliardi (-10,7%) raggiungendo quota 33,9 miliardi a settembre 2014 con un risparmio mensile medio di 338 milioni. Bene l’andamento dei conti anche per le province: da 8,5 miliardi del 2013, il debito è sceso a 8,1 miliardi, con una riduzione di 379 milioni (-4,4%) pari a un risparmio medio mensile di 32 milioni. Il “rosso” dei comuni, poi, è diminuito del 4,7% calando da 48,4 miliardi a 46,1 miliardi con una riduzione di 2,2 miliardi. In media, ogni mese, sui bilanci degli oltre 8mila comuni del nostro Paese sono stati risparmiati 191 milioni. Positivo il trend anche per gli enti di previdenza con il disavanzo complessivo calato (-13,7%) di 2,1 miliardi (media mese: 179 milioni) passando da 15,5 miliardi a 13,4 miliardi.
Complessivamente gli enti locali (categoria nella quale la Banca d’Italia include anche il settore della previdenza) hanno visto diminuire il debito di 8,6 miliardi (-7,9%) da 110,5 miliardi a 101,8 con un risparmio mensile di 724 milioni. Il debito pubblico dello Stato centrale è invece cresciuto, nello stesso arco di tempo, di 65,1 miliardi (+3,1%) con una crescita mensile media di 5,4 miliardi, cifra che ha portato la montagna del debito da 2.068,9 miliardi a 2.134,01 miliardi.
“Si parla spesso di sprechi e di problemi di varia natura nei conti pubblici, mentre il governo è alle prese con le emergenze legate alle alluvioni che stanno danneggiando zone importanti del territorio nazionale: con questi dati speriamo di aiutare le riflessioni fra quanti dovranno decidere come mettere a dieta la pubblica amministrazione in maniera strutturale” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Dalla nostra rilevazione – aggiunge il presidente di Unimpresa – emerge che le amministrazioni territoriali sono più virtuose, in media, rispetto allo Stato centrale. Ciò vuol dire che si criminalizzano i sindaci, i governatori regionali e i presidenti delle province ma si sbaglia bersaglio”. Secondo Longobardi, “l’analisi assume un rilievo importante proprio ora che sta per entrare nel vivo la riforma del catasto con la creazione delle commissioni censuarie; i nostri dati non sono da sottovalutare, va considerata la possibilità di dare maggior spazio al ruolo delle amministrazioni locali nel sistema impositivo. Il federalismo non sembra trovare spazio nell’agenda del Governo di Matteo Renzi e invece non va messo in soffitta”.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura dell’Ago Press
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