Dal 2014 al 2018 la spesa pubblica italiana è dunque in continua crescita: quest’anno si attesterà a 835,3 miliardi in crescita di 8,1 miliardi (+0,98%) rispetto agli 827,1 miliardi del 2013; nel 2015 la spesa complessiva arriverà a 833,1 miliardi in crescita di 2,1 miliardi (+0,26%), nel 2016 a 847,02 miliardi in aumento di 13,8 miliardi (+1,67%), nel 2017 a 853,7 miliardi in salita di 6,6 miliardi (+,79%), nel 2018 a 867,9 miliardi con un incremento di 14,2 miliardi (+1,67%). Complessivamente, nell’arco di cinque anni (2014-2018) dalle casse dello Stato usciranno 40,7 miliardi in più. Da rilevare, in particolare, che sono in salita di 8,3 miliardi i consumi intermedi, vale a dire le uscite di ordinaria amministrazione che avrebbero dovuto essere oggetto di ampia riduzione con le varie spending review varate negli ultimi anni. I consumi intermedi si attesteranno a 128,4 miliardi alla fine del 2014 in leggera diminuzione di 2,2 miliardi (-1,69%) rispetto ai 130,6 miliardi dello scorso anno e saranno ancora in lieve calo di 346 milioni (-0,27%) nel 2015 quando arriveranno a 128,07 miliardi; nei tre anni successivi ripartirà la corsa: 130,2 miliardi nel 2016 (+2,1 miliardi, +1,72%), 133,1 miliardi nel 2017 (+2,8 miliardi, +2,18%), 139,02 miliardi nel 2018 (+5,9 miliardi, +4,44%).
NIENTE TESORETTO SPREAD, FERMI GLI INVESTIMENTI PUBBLICI
Non ci saranno effetti significativi, nel quinquennio, sul versante degli interessi pagati per il servizio del debito pubblico. Niente tesoretto spread: la spesa per interessi su bot e btp, infatti, registrerà solo un leggerissimo calo, tra il 2014 e il 2018, derivante dalla riduzione del differenziale di rendimento tra i titoli italiani e gli omologhi tedeschi. Nei cinque anni sotto esame gli interessi passivi pagati saranno più bassi di appena 4,3 miliardi: si attesteranno a 76,6 miliardi alla fine di quest’anno (-1,5 miliardi, -1,96%), a 74,2 miliardi nel 2015 (-2,3 miliardi, -3,12%), a 75,4 miliardi nel 2016 (+2,3 miliardi, +4,13%), a 74,1 miliardi nel 2017 (-1,2 miliardi, -1,72%) e a 73,8 miliardi nel 2018 (-253 milioni, -0,34%). Fermi gli investimenti pubblici: La spesa in conto capitale (quella per infrastrutture e grandi opere pubbliche) nel bilancio pubblico italiano risulta infatti in leggero aumento, tra il 2014 e il 2018, di soli 489 milioni: arriverà a 60,1 miliardi questa’anno in crescita di 2,5 miliardi (4,38%), scenderà a 57,6 miliardi nel 2015 (-2,5 miliardi, -4,19%), risalirà a 59,9 miliardi nel 2016 (+2,3 miliardi, +4,13 miliardi), ricalerà a 57,4 miliardi nel 2017 (-2,5 miliardi, -4,29%) e calerà ancora a 57,1 miliardi nel 2018 (-298 milioni, -0,52%).
LONGOBARDI: “SCELTE SBAGLIATE, VANNO ABBASSATE LE TASSE CON RIDUZIONE DEGLI SPRECHI E RIMESSI IN PISTA GLI INVESTIMENTI IN GRANDI OPERE PUBBLICHE”
“Dal nuovo Def risultano scelte a nostro giudizio sbagliate perché i tagli alla spesa pubblica, indispensabili per sperare di vedere avviata una riduzione del carico fiscale per famiglie e imprese, sono stati sostanzialmente accantonati; e sono stati messi da parte anche gli investimenti in infrastrutture e grandi opere pubbliche che invece potrebbero avere un ruolo strategico per sperare di portare il Paese fuori dalla recessione” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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