«Ci rallegriamo con le banche che, grazie all’Abi, si sono appena autoproclamate, assieme alle assicurazioni e all’ampio mondo della pubblica amministrazione, contribuenti senza macchia e senza peccato: come dire che tutti gli altri sono evasori cioè partite Iva, piccole imprese, medie aziende e grandi industrie. Al netto della curiosa auto assegnazione del bollino blu di “evasione zero”, resta scarsa chiarezza, da parte del settore bancario, sull’ammontare esatto di tasse che ogni anno versa nelle casse dello Stato. Nelle scorse settimane avevamo chiesto alla stessa Associazione bancaria italiana di rendere note le loro cifre, in attesa delle quali ricordiamo quelle che noi abbiamo desunto dalle statistiche della Banca d’Italia: ammontano ad appena 4 miliardi e 300 milioni di euro le somme versate nelle casse dello Stato, da parte degli istituti di credito, nel 2022 a fronte di 88,1 miliardi di “fatturato”, di cui 45,5 miliardi legati ai prestiti (margine d’interesse) e di 25,4 miliardi di utile. Ne consegue che il tax rate è pari al 17,1% del rapporto tra tasse pagate e utile». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «Di là dal dito puntato contro la generalità degli evasori e dall’attacco generalizzato, ci preme ricordare che esiste anche una evasione di necessità: molte aziende, infatti, specie quelle più piccole, non pagano le tasse perché preferiscono, mese per mese, rispettare le scadenze con dipendenti e fornitori, oltre che per rispettare le scadenze con le banche a cui riconoscono miliardi di euro di interessi. Quelle aziende compiono una scelta difficile, che non può essere criminalizzata da nessuno, seppur indirettamente, a mezzo stampa» aggiunge Spadafora.
Qui di seguito il link al comunicato stampa con i dati completi sulle tasse pagate dalle banche
https://www.unimpresa.it/banche-unimpresa-in-2022-43-miliardi-di-tasse-pressione-fiscale-al-171-degli-utili/55522
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