E sui pagamenti fiscali è sempre allarme rosso: quattro aziende su cinque sono in ritardo sui versamenti effettuati con il modello F24 predisposto dall’agenzia delle Entrate. Secondo le informazioni raccolte nei giorni scorsi attraverso le sedi territoriali dell’associazione, l’81,3% delle micro, piccole e medie imprese associate non ha rispettato i termini di legge previsti per il versamento di tasse e contributi previdenziali all’amministrazione dello Stato.
Si tratta di un trend ormai in atto da tempo e in continuo peggioramento a causa dell’aggravarsi della crisi finanziaria internazionale che ha di fatto prosciugato le casse degli imprenditori. “Si supera il primo appuntamento e si punta a pagare subito dopo, appena la cassa lo consente, usufruendo del regime del ravvedimento oneroso, che consente di pagare con sanzioni lievi” spiega il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
Il dato sulle imprese non in regola con gli adempimenti fiscali, secondo Unimpresa, è omogeneo in tutti i settori imprenditoriali: dalla piccola industria ai servizi, tutte le categorie sono con l’acqua alla gola. Su 122.000 associate a Unimpresa, stando alla rilevazione a campione effettuata negli ultimi giorni, ben 99.186 aziende non ha potuto fare regolarmente i versamenti all’agenzia delle Entrate, all’Inps e agli altri enti previdenziali e dell’amministrazione finanziaria, tra quante hanno ritardato di pochi giorni e quante hanno selezioni solo alcuni adempimenti. Nell’ambito dell’industria, il settore dell’edilizia, in particolare, resta quello che sembra registrare le maggiori difficoltà e il dato sui “ritardi F24” arriva all’86,3%, mentre la percentuale più bassa registrata è nei servizi (trasporti: 24,2%). Tuttavia le “sofferenze fiscali” sono una sorta di minimo comune denominatore per tutti i comparti economici: alimentazione, arredamenti, metalmeccanici, nautica e poi agricoltura, commercio, trasporti e turismo. Secondo Longobardi, “per le micro e piccole imprese lo sforamento dei termini è una scelta obbligata: la crisi di liquidità non consente ampi margini di manovra e le casse delle aziende, strozzate dalla stretta delle banche sul fronte del credito porta a un vicolo cieco. Spesso di sceglie di lasciare i modelli F24 nel cassetto per avere la certezza di poter pagare gli stipendi”.
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