«Un passaggio importante, e necessario, della riforma fiscale allo studio del governo Draghi riguarda l’abolizione dell’Irap, che contribuirebbe ad alleggerire il carico fiscale delle pmi. L’Irap, infatti, rappresenta solo un aggravio di costi per le imprese, perché consiste in un complesso elaborato normativo che si somma a quello dell’Ires. Ma l’Irap non può essere eliminata senza una strategia organica di tutto il sistema fiscale. Uno dei problemi, che nascerebbe dalla cancellazione di quest’imposta, riguarda la portata del suo gettito fiscale che, ad oggi, ammonta a circa 25 miliardi di euro, corrispondente a circa un punto e mezzo di pil. Per cui, sarebbe impossibile e irrazionale pensare di riuscire a cambiare un’imposta, prendendola singolarmente, senza valutare l’impatto della cancellazione sul sistema fisco nel suo complesso». È quanto sostiene il consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Salustri, in un documento, pubblicato sul sito dell’associazione, col quale analizza gli effetti della cancellazione dell’Irap. «L’imposta regionale sulle attività produttive – spiega Salustri – fu introdotta con il decreto legislativo 446 del 15 dicembre 1997. Questa imposta si applica alla base imponibile, determinata dal valore della produzione netta, derivante dall’attività esercitata al livello regionale. Inizialmente istituita per finanziare la sanità locale, viene destinata oggi al bilancio regionale in generale. Ha subito già diverse modifiche. sia per le imprese che per i lavoratori autonomi. È divenuta vetusta, in quanto si aggiunge a un sistema complesso di norme dirette, per cui non ha più motivo di essere mantenuta». Secondo il consigliere nazionale di Unimpresa «l’assorbimento dell’Irap potrebbe essere previsto nella dichiarazione dei redditi Ires, per le società, e Irpef, per i lavoratori autonomi, ma per poterne stabilire l’ammontare, o i punti percentuali necessari a compensare il gettito, si dovrebbe procedere prima ad un’analisi macroeconomica dell’impatto fiscale sul gettito dell’Ires, dell’Irpef e dell’Iva, onde evitare “buchi” normativi e finanziari nel bilancio pubblico. Soltanto dopo aver simulato il gettito complessivo di tutte le imposte, si potrà ragionare su come procedere a riassorbire l’Irap. Nel sistema anglosassone, ad esempio, le imposte sono scandite da una normativa molto semplice e chiara, il cui cambio di direzione sarebbe immediato e senza particolari complessità. Al contrario, il sistema fiscale italiano è caratterizzato da migliaia di articoli e commi, che s’intrecciano continuamente e che, non di rado, si contraddicono».
Quanto alle ipotesi di intervento «il governo Draghi è impegnato in una radicale, complessa e articolata riforma del sistema tributario. Il fisco italiano, ormai logoro e distante da quella efficienza che caratterizza tutti i maggiori paesi occidentali, necessita di un restyling decisivo, e definitivo, al fine di imprimere all’economia nazionale una celere ripartenza, a partire dalle micro, piccole e medie imprese. Unimpresa ha più volte ribadito l’importanza di rimodulare il sistema impositivo, avendo come obiettivo una maggiore equità per tutti i contribuenti. A tal fine, ha offerto all’esecutivo pro-tempore approfonditi e motivati contributi. Unimpresa auspica che il governo Draghi, consapevole dell’urgenza di una sostanziosa ripresa economica, che coinvolga, in primis, le pmi, con i loro 40 miliardi di gettito fiscale ogni anno, realizzi una riforma organica, che, finalmente, semplifichi la normativa, rendendo più spediti anche gli investimenti necessari a misurarsi con i più aggressivi competitor, europei ed extraeuropei» osserva Salustri.
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