Iscrizione agli asili nido comunali, agevolazioni per gli affitti, sconti sulle bollette delle utenze domestiche, rateizzazione delle cartelle esattoriali e definizione delle rette universitarie. Sono alcuni dei servizi che si chiedono presentando alla pubblica amministrazione l’Isee e che sono a rischio poiché il nuovo modello dell’Indicatore della situazione economica equivalente non è ancora pronto. A rallentare la corsa del nuovo “riccometro” è la convenzione, non ancora stipulata, fra i Centri di assistenza fiscale e l’Inps.Lo denuncia Unimpresa, a cui aderiscono 900 Caf sparsi su tutto il territorio nazionale, ricordando che il nuovo Isee sarebbe dovuto partire già dall’1 gennaio di quest’anno. Tuttavia, i Caf non possono emettere i nuovi modelli poiché va aggiornato l’accordo con l’Inps necessario a definire la remunerazione di questo servizio erogato ai cittadini.
Come funziona il rilascio del modello ai richiedenti? Affinché un Caf possa consegnare il modello, è necessario che il cittadino compili la Dsu (dichiarazione sostitutiva unica), documento che riporta informazioni di carattere anagrafico, reddituale e patrimoniale. Nella maggior parte dei casi è sufficiente reperire i dati richiesti dalla Dsu “modello mini”. Solo in situazioni particolari, in base al tipo di prestazione che il cittadino intende richiedere o delle caratteristiche del nucleo familiare, si rendono necessarie informazioni aggiuntive.
Il modello Isee è indispensabile per poter accedere ad alcuni servizi pubblici tra cui: l’iscrizione agli asili nido con relativa definizione della quota mensile, le agevolazioni per gli affitti destinate ai meno abbienti, gli sconti sulle bollette relative alle utenze domestiche (luce, acqua, gas), la rateizzazione delle cartelle esattoriali emesse da Equitalia e dagli altri enti di riscossione delle imposte, la definizione delle rette universitarie.
Ecco le regole generali. Ai fini Isee, ricorda Unimpresa, il nucleo familiare del dichiarante è generalmente costituito dai soggetti che compongono la famiglia anagrafica alla data di presentazione della Dsu. Salvo casi par ticolari, i coniugi e i figli minori, anche se non conviventi, fanno parte dello stesso nucleo. Vanno inoltre aggiunte le altre persone presenti sullo stato di famiglia. I figli maggiorenni, non conviventi con i genitori e a loro carico ai fini Irpef, se non sono coniugati e non hanno figli, fanno parte del nucleo familiare dei genitori. Nel caso in cui genitori appartengano a nuclei distinti, il figlio maggiorenne, se a carico di entrambi, fa parte del nucleo familiare di uno dei genitori, da lui identificato.
In caso di richiesta di prestazioni rivolte a minorenni e/o prestazioni universitarie, il ge nitore non convivente e non coniugato è attratto nel nucleo familiare purché: non abbia figli con persona diversa dall’altro genitore del beneficiario della prestazione; non sia tenuto a versare assegni di mantenimento; non sia escluso dalla patria potestà; non risulti estraneo al beneficiario in termini di rapporti affettivi ed economici. Sempre con riguardo all’Isee università, Unimpresa ricorda che lo studente non convivente nel nucleo familiare di origine, che non risulti autonomo (residente fuori casa da almeno due anni e con reddito non superiore a 6mila euro) è attratto nel nucleo familiare dei genitori. I beneficiari di prestazioni socio sanitarie o di corsi di dottorato hanno la facoltà di dichiarare, per l’accesso a tali prestazioni, un nucleo familiare ristretto, composto da loro stessi e dal coniuge e figli se presenti.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura dell’Ago Press
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