Questa la stima di Unimpresa sulla base delle informazioni raccolte lunedì scorso, ultimo giorno utile per parecchi pagamenti fiscali, contributivi e previdenziali. Secondo l’analisi dell’associazione, il 76,5% delle micro, piccole e medie imprese associate non ha rispettato i termini di legge previsti per il versamento di tasse e contributi all’amministrazione finanziaria. Si tratta di un trend ormai in atto da tempo e in continuo peggioramento a causa dell’aggravarsi della crisi finanziaria internazionale che ha di fatto prosciugato le casse degli imprenditori.
Il dato sulle imprese non in regola con gli adempimenti fiscali, secondo Unimpresa, è omogeneo in tutti i settori imprenditoriali: dalla piccola industria ai servizi, tutte le categorie sono con l’acqua alla gola. Su 130.000 associate a Unimpresa, stando alla rilevazione a campione effettuata negli ultimi due giorni, ben 99.450 aziende non ha potuto fare regolarmente i versamenti all’agenzia delle Entrate, all’Inps e agli altri enti previdenziali e dell’amministrazione finanziaria.
Nell’ambito dell’industria, il settore dell’edilizia, in particolare, è quello che sembra registrare le maggiori difficoltà e il dato sui “ritardi F24” arriva all’81,5%, mentre la percentuale più basa registrata è nei servizi (trasporti: 21,2%).
Tuttavia le “sofferenze fiscali” sono una sorta di minimo comune denominatore per tutti i comparti economici: alimentazione, arredamenti, metalmeccanici, nautica e poi agricoltura, commercio, trasporti e turismo.
“La scadenza del 16 del mese – spiega il segretario generale dell’associazione, Sergio Battaglia – ormai viene sistematicamente ignorata. E’ anche in questo modo che la recessione mette nei guai l’economia: manca la liquidità nelle casse delle imprese che si trovano costrette a far slittare i termini di pagamento al momento in cui trovano le risorse finanziarie per i versamenti fiscali e contributivi, alimentando, di fatto, una spirale perversa e negativa che colpisce anche l’Erario”.
Battaglia pone poi l’accento sulla questione delle cartelle esattoriali: “Equitalia non può mettere sotto pressione le imprese: che, oltre ai ritardi con i versamenti fiscali ordinari, si trovano con enormi difficoltà pure con le somme richiesta dalle ex esattorie. C’è un aspetto assai rilevante, poi, da tenere in grande considerazione: chi non è in regola con Equitalia non può riscuotere i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione; tuttavia proprio quel denaro dello Stato, che di fatto si comporta come un usuraio, sarebbe indispensabile non solo per la sopravvivenza delle impresa, ma anche per avere la liquidità utile a mettersi in regola con il fisco; è un circolo vizioso che va interrotto in tempi rapidi”.
a cura del Servizio Ufficio Stampa Ago Press
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